Wine Days: a Milano storie di vite e di vino

di Daniela Belingheri

 

Si sono svolti la scorsa settimana a Milano i Wine Days, Storie di vite e di vino, manifestazione perfettamente organizzata da Civiltà del Bere, al Museo dei Navigli in Via San Marco. I numeri: 63 aziende, 223 etichette, 5 Masterclass e due realtà ‘ospiti speciali’, per conoscere e approfondire aree più specifiche: la Val di Cembra per l’Italia e l’Alsazia per la Francia. La selezione delle cantine è stata curata scegliendo tra le più rappresentative del panorama enologico italiano. Nella degustazione walk around si andava dalle etichette di Marchesi Antinori, Allegrini, Cusumano, Falesco-Famiglia Cottarella, Feudi di SanGregorio, Gianfranco Fino, Lungarotti, Masi, Nino Negri, a quelle di Monteverro, Pasqua, Petra, Santa Margherita, Tasca d’Almerita, Cantina Tramin, Villa Sandi, Mandarossa, per elencarne alcuni.

 

La degustazione
Il Rosso – Chianti Classico Gran Selezione DOCG 2007 dei Marchesi Antinori, Sangiovese 100%, parla da solo nel bicchiere per la sua rotonda pienezza e fine complessità.

Non è da meno il Brunello di Montalcino DOCG 2012 Val di Suga, di grande equilibrio e morbidezza avvolgente.
Lo stesso vivace equilibrio e carattere brillante, nella sua tipologia, lo mostra il Crede, Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG 2012 di Bisol . Per procedere nella vivace complessità, abbiamo assaggiato di Cuvage, – siamo in Piemonte, ad Acuì Terme, un Cuvage de Cuvage, Metodo Classico Pas Dosé, un blend di Pinot Nero al 60%, Chardonnay al 25% e Nebbiolo al 25%.

Il Montiano Lazio IGT 2008 della Famiglia Cotarella, ci racconta di un Merlot in purezza corposo e intenso, con il suo profondo color rubino e spiccate note fruttate.

Gianfranco Fino, con il suo ES, Primitivo Salento IGT 2015 non smette di sorprendere, e a ben ragione, visto che a livello nazionale e internazionale ha ricevuto numerosi riconoscimenti e per molti è stato considerato il miglior vino d’Italia. Come raccontano i suoi produttori- Simona e Gianfranco Fino, qui rappresentati da un competente sommelier AIS, questo vino non conosce regole: è pura emozione e passione della terra pugliese che lo produce, è puro piacere, già complesso e intenso , nonostante il giovane millesimo.

La terra e il terroir di provenienza- e qui siamo in Toscana, in Maremma, sono molto ben espressi anche dal Viandante Montecucco Riserva Sangiovese DOCG 2011 della Tenuta L’Impostino, un sangiovese in purezza che parla di Maremma, dal carattere intenso e deciso, vocato alla lunga durata.

L’intensità, la complessità olfattiva e l’equilibrio sono altrettanto magnificamente espressi dallo Sfursat di Valtellina superiore DOCG 2007 di Nino Negri.

Dall’estremo Nord scendiamo all’estremo Sud con il Cerasuolo di Vittoria DOCG 2016, Nero d’Avola 60% e Frappato 40%, siamo in Sicilia, a Menfi con Planeta. La forza e il carattere, pur nell’eleganza, sono qui ben rappresentati in un equilibrio olfattivo e gustativo armonico.

Ultimi ma non ultimi di questo parziale panorama della kermesse due ‘chicche’: l’una dal Piemonte, l’altra dalla Puglia, con due vitigni antichi autoctoni : il Timorasso dell’Azienda Agricola I Carpini, di Carlo Paolo Ghislandi nei Colli Tortonesi prodotto con fermentazioni spontanee senza lieviti, fresco, sapido, floreale, di equilibrio, dovuto all’estrema cura nella lavorazione e non solo, e il Susumaniello, dell’azienda Agricole Vallone, di Lecce, Rosso IGT 2015 fruttato con note di spezie, strutturato e potente, di lunga persistenza.

 

Una masterclass sul Pinot Noir

A conclusione di questo universo di variegate realtà enologiche, mi sono concessa la partecipazione alla Masterclass sul Pinot Noir: un confronto mondiale, molto ben condotta da Aldo Fiorelli. Si è trattato di un viaggio tra cinque Pinot Noir: Conte Vistarino – Pernice Provincia di Pavia IGT 2013, Marquise d’Angerville, Volnay 1er Cru Champans Aoc 2013, Gilberto Ruhlmann FILS- Pinot noir d’Alsace Aoc 2015, Maison Louis Jadot, Resonance Vineyard Pinot noir Willamette Valley, Oregon 2014 e Cludy Bay, Pinot noir 2015 New Zeland.

Sono stati presentati alla cieca ed è stato divertente ed appassionante essere guidati al loro riconoscimento attraverso le descrizioni dei territori e delle tecniche di vinificazione a seconda dei loro tratti distintivi: un modo per esercitare e mettere in pratica le informazioni e le conoscenze personali , che hanno anche concesso soddisfazione e gratificazione, quasi come in un gioco d’azzardo. I vini provenivano sia dal Nuovo che dal Vecchio Mondo, tutti da zone a clima fresco- freddo.

Il mondo del Pinot Noir è affascinante e complesso come il vitigno stesso, che nei profumi spazia dalla fragola di bosco selvatica, a frutti più maturi, con una nota varietale tipica unita ai sentori dell’affinamento in legno, le tostature, la liquirizia, il tartufo. I vini sono caratterizzati da un’acidità piuttosto elevata e i tannini variano da una relativa semplicità a tannini più importanti, a seconda dell’estrazione, oltre, naturalmente, allo stile di vinificazione.

L’uva ha una buccia sottile, da qui il colore scarico e l’elevata sensibilità al legno, specialmente quello nuovo. Nel Pinot Noir è molto importante anche la scelta del clone e la sua espressione cambia anche in relazione al suolo, predilige calcare in equilibrio con terreni argillosi, ne derivano vini eleganti, potenti e concentrati.

Un passaggio importante in cantina riguarda la vinificazione: attualmente, in genere, tutte le uve vengono diraspate, ma nel caso del Pinot noir si vinifica anche una parte di uve non diraspate, a volte anche al 100%, con macerazione a freddo, con temperature più fresche per ricercare il frutto, più elevate per ricercare i tannini più fini.

La Masterclass si è conclusa con il riconoscimento di tutti i cinque Pinot Noir presentati, tra la generale soddisfazione dei partecipanti e del relatore: un’esperienza entusiasmante, senz’altro da ripetere, nell’attesa dei Wine Days del prossimo anno. Grazie a Civiltà del Bere e al suo Direttore Alessandro Torcoli.