Cibo sprecato: Italia come la Francia

Al Senato francese, oggi, si è discussa l’approvazione del disegno di legge promosso dal deputato socialista, Guillaume Garrot, che mira ad eliminare gli sperperi di cibo nel settore della grande distribuzione organizzata, dunque, nei supermercati: saranno previste multe per chi getterà cibo invenduto, anziché donarlo.

 

La Francia segna il passo

Nel frattempo, saprete che da gennaio, nel Paese d’Oltralpe, è scattato l’obbligo per i ristoranti che servono almeno 180 pasti al giorno di dotarsi di doggy bag, per permettere ai clienti di portare a casa ciò che è avanzato: una buona pratica che conferma l’impegno dei francesi contro gli sprechi alimentari.

 

Italiani spreconi

E in Italia? Stando agli ultimi dati diffusi da Last Minute Market – spin-off dell’Università di Bologna che si dedica lle attività di ricerca sul recupero dei beni invenduti – nel nostro Paese vengono sprecati ogni anno 8 miliardi di euro in cibo, 76 kg di cibo sprecati a persona e gran parte dell’eccedenza alimentare viene generata da chi vende e chi consuma.

Secondo Coldiretti, poi, portare gli avanzi a casa è una pratica poco diffusa: solo il 33% del campione di riferimento dichiara di non avere problemi a portarsi a casa gli avanzi, ma solo il 10% lo fa regolarmente.

Una legge anti-spreco
“Serve una legislazione più efficace contro lo spreco, che non preveda solo ammende, ma soprattutto incentivi. QUI Foundationda sola – ricorda Gregorio Fogliani, presidente della onlus che opera in ambito socio-assistenziale e sanitario – è riuscita a recuperare quasi 800mila pasti in otto anni di attività e, con l’impegno e la collaborazione di altre realtà profit e non profit, riesce a migliorare costantemente”.
“Una goccia nel mare comunque, mentre con una legislazione più favorevole si potrebbe fare molto di più se tutti i pubblici esercizi mettessero a disposizione il cibo invenduto, con una media di 20 pasti al giorno, si potrebbero infatti distribuire oltre 7 milioni di pasti quotidianamente. Ci auguriamo che l’Italia, patria del food di qualià sappia cogliere questo suggerimento arrivato dalla Francia il prima possibile”, dice Fogliani. Ci sono margini anche in Italia: se si incoraggiasse l’uso della doggy bag nei locali, si potrebbero vincere facilmente le resistenze di quel 24% che dichiara di non volerne sapere. Anche così si potrebbe iniziare a fare cultura contro lo spreco”, conclude.