Regolamento UE sugli imballaggi: vini in salvo, ancora a rischio spiriti e aromatizzati

Il vino è l’unica bevanda alcolica fuori dai vincoli previsti dalla riforma della normativa Ue sugli imballaggi (Ppwr) che prevede la ridefinizione dei target di riuso per i vari materiali di imballaggio, tra cui il vetro. Il testo del regolamento votato il 24 ottobre dalla Commissione per l’Ambiente, la Sanità pubblica e la Sicurezza alimentare (COMENVI) – commenta Unione italiana vini (Uiv) – rappresenta un primo step importante per il vino in attesa del voto in plenaria e del confronto tra Parlamento, Consiglio e Commissione; un risultato importante, raggiunto in particolare grazie al costante lavoro degli eurodeputati italiani vice-relatori di questo dossier, che sottolinea sia le specificità del vino sia gli sforzi già in atto da parte della filiera per garantire uno sviluppo sostenibile del settore.

Come evidenziato più volte dalla principale associazione di rappresentanza delle imprese vitivinicole in Italia, il vino made in Italy ha già raggiunto risultati eccezionali in termini di riciclo del vetro (che in Italia supera l’80%), e i vincoli di riuso previsti dalla normativa avrebbero comportato non poche problematiche al settore e nella ri-organizzazione della supply chain. In particolare, un sistema che sostenga efficacemente la competitività e la conseguente sostenibilità del comparto deve riconoscere gli sforzi compiuti dall’industria vinicola nel corso degli anni per alleggerire le bottiglie (-25% il peso medio negli ultimi anni), garantendo al contempo una protezione specifica per le IG e i marchi. Dopo l’esenzione delle bottiglie di vino dagli obiettivi di riutilizzo obbligatorio e l’attenzione alla specificità dei prodotti a IG sugli obblighi di minimizzazione degli imballaggi, Uiv auspica quindi un maggiore sostegno e incentivo alle iniziative volontarie e alle soluzioni di etichettatura digitale come mezzo efficace per fornire ai consumatori informazioni specifiche sull’imballaggio e sul riciclo dei prodotti. Uiv soddisfatta anche per l’intervento italiano del 23 ottobre scorso al Consiglio Agricoltura e Pesca (Agrifish) in favore della rimozione delle penalizzazioni per la carne e il vino all’interno del programma di promozione orizzontale dei prodotti alimentare dell’Ue. Un risultato importante, ha annunciato ieri in serata il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, che sostiene i settori vitivinicolo e zootecnico, “elementi portanti della nostra economia e del nostro territorio”.

Secondo Micaela Pallini, presidente di Federvini, quello sulla revisione della Direttiva Imballaggi resta un “voto in chiaroscuro: se i vini, grazie al fondamentale lavoro condotto dalla delegazione italiana, possono finalmente tirare un sospiro di sollievo, è ancora tanto il lavoro da fare per scongiurare l’impatto estremamente oneroso che il riuso potrebbe determinare per il comparto degli aperitivi, amari, liquori e distillati italiani. Come Federvini siamo determinati a proseguire con fermezza in tutte le sedi istituzionali gli sforzi per tutelare le nostre imprese e auspichiamo che possa esservi una revisione nel voto già in occasione dell’Assemblea plenaria del Parlamento europeo previsto in novembre”. 

Se l’esclusione dei vini dal perimetro dell’obbligo di riuso ha rappresentato un importante traguardo per il settore vitivinicolo italiano, raggiunto grazie all’energico e instancabile lavoro condotto dai relatori ombra italiani, l’emendamento a firma della relatrice Frédérique Ries ha stabilito invece che le bevande spiritose e i prodotti vitivinicoli aromatizzati siano ricompresi nel vincolo.  Una decisione che non tiene in considerazione fino in fondo le caratteristiche degli aperitivi, amari, liquori, distillati e vermut italiani, i quali, al pari dei vini, impiegano bottiglie di vetro – riciclabili al 100% – prodotte ricorrendo sempre più a moderne tecnologie che hanno permesso di ridurre negli ultimi trent’anni di oltre il 30% il peso e una quota crescente di materia prima seconda. Inoltre il nostro Paese può vantare nel riciclo del vetro un’eccellenza, con un tasso di recupero pari all’80,8% nel 2022, che già supera i target europei fissati per il 2030.

“Uno sforzo significativo per l’industria italiana che ora rischia di essere mortificato da questa votazione che stabilisce il principio di obbligatorietà al riuso per gli spiriti e i vini aromatizzati, prodotti caratterizzati da una marcata propensione all’export, una bassa rotazione e il cui imballaggio è veicolo di differenziazione e di identità dell’azienda, della storia del territorio di provenienza, di tradizioni, cultura e valori. Una misura, questa, che avrà delle ricadute significative anche in termini logistici e operativi, causando ripercussioni serie sulle prospettive di un comparto che vale oltre 6 miliardi di euro” conclude la presidente Pallini.

L’approvazione dei due emendamenti di compromesso su minimizzazione e etichettatura, seppur ancora migliorabili, sancisce un passo in avanti rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea. Sul tema della minimizzazione è stato scongiurato il rischio della standardizzazione delle bottiglie avvalorando quindi la funzione degli imballaggi, che manterranno forma e design, caratteri identitari e distintivi dei prodotti. Sul fronte dell’etichettatura, il ricorso a pittogrammi armonizzati e la presenza sugli imballaggi di informazioni sul materiale e sul suo smaltimento, unitamente alle soluzioni digitali, risponde all’esigenza di favorire una raccolta differenziata di qualità senza frammentare il mercato unico.

Viceversa, la situazione di allarme resta alta per il mondo dell’ortofrutta. Commentando gli esiti della votazione della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo che ha approvato la posizione sulle proposte di regolamento relative agli imballaggi e all’uso dei fitofarmaci, entrambe “fortemente penalizzanti per i produttori europei”, il presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari Carlo Piccinini mostra tutta la sua delusione: “Accogliamo con uno scontato disappunto gli esiti della votazione della Commissione ambiente dell’europarlamento, ma al tempo stesso invitiamo ad una massima mobilitazione dei parlamentari europei in vista della prossima votazione in sessione plenaria prevista a novembre. L’obiettivo non può non essere quello di provare ad invertire la rotta, a difesa di tutta la filiera agroalimentare italiana”.

Nello specifico, Alleanza Cooperative Agroalimentari esprime “forte dissenso” per alcune delle misure approvate nel Regolamento imballaggi: il divieto di imballaggi  monouso per tutte le confezioni ortofrutticole di peso inferiore a un chilogrammo “rischia di mettere a repentaglio l’efficienza e la praticità della catena di distribuzione agroalimentare”. Così come l’obbligo dell’etichettatura compostabile per i prodotti ortofrutticoli “rischia di comportare costi eccessivi per le aziende, senza garantire necessariamente un impatto positivo sull’ambiente”. Il presidente Piccinini esprime anche preoccupazioni in merito al riutilizzo di contenitori per bevande non alcoliche che l’Europa intende promuovere. 

Rispetto alla proposta di Regolamento sulla riduzione dei fitofarmaci in agricoltura, “siamo fortemente contrariati – spiega il presidente Piccinini – che la Commissione per l’ambiente del Parlamento UE non abbia minimamente tenuto conto del parere approvato dalla Commissione Agricoltura in cui erano confluiti numerosi elementi improntati al buon senso”. Sono infatti stati approvati alcuni emendamenti al testo che fissano al 2030 l’obiettivo di ridurre del 50% l’uso dei pesticidi e introducono il divieto di utilizzo di sostanze nelle aree sensibili e nella zona cuscinetto di almeno 5 metri.

“L’Europa persevera – spiega Piccinini – con atteggiamenti che continuano ad essere punitivi per tantissime aziende agricole e agroalimentari che in questi anni hanno dimostrato di aver fatto numerosi passi avanti in tema di sostenibilità ambientale. Se si persevera con queste decisioni, aumenteremo la nostra dipendenza dalle produzioni provenienti da paesi extraeuropei e ridurremo la nostra capacità produttiva, indebolendo interi tessuti economici e sociali e senza peraltro riuscire a raggiungere pienamente gli obiettivi ambientali che l’Europa ha indicato”.

“La battaglia non è conclusa”, commenta Piccinini. “Dopo il voto del parlamento a novembre, sarà poi fondamentale il decisivo passaggio finale del trilogo con le posizioni che dovranno essere assunte in seno al Consiglio agricolo”.