Spumante italiano al top. Ecco 5 suggerimenti alternativi per le feste

di Vittorio Ferla

 

Un Capodanno in versione estremamente ridotta quello che porta nel 2021, è vero. Proprio perché i gruppi saranno ridotti, però, sono molte di più del solito le cucine in subbuglio in vista del cenone di San Silvestro e del pranzo del primo gennaio. Approfittate della notte che segna il passaggio all’anno nuovo, dunque, per regalarvi le emozioni uniche di uno spumante, nella versione che più gradite: metodo Martinotti (con la seconda fermentazione in autoclave) o metodo classico (con la seconda fermentazione in bottiglia).

Scegliete un vino italiano, non vi deluderà: le bollicine nostrane non hanno nulla da invidiare a quelle più rinomate (e costose) dei cugini francesi. D’altra parte, l’anno scorso, con un balzo del 13%, si è registrato un record storico per gli acquisti di spumante in Italia, per effetto della destagionalizzazione dei consumi che lo ha fatto diventare un prodotto da uso quotidiano, non più ristretto al festeggiamento delle ricorrenze.

Inoltre, il successo delle bollicine italiane si estende anche all’estero, con un balzo del 10% circa nelle esportazioni. Lo spumante italiano domina nettamente nei brindisi globali davanti allo champagne francese. Perfino in Francia, il paese che, nonostante lo champagne, è diventato il quarto acquirente di bollicine italiane nel mondo. I consumatori più appassionati restano gli inglesi, seguiti dagli americani e poi dai tedeschi.

Fieri di questi risultati, si può passare finalmente alla selezione. Prima ricordate, però, una regola fondamentale dell’abbinamento: lo spumante secco diventa metallico e sgradevole se accompagnato ai dolci. Pertanto, stappate una grande bottiglia di bollicine fin dall’inizio del pasto: sarà un’ottima compagnia per aperitivi, crudi, fritti di pesce e di verdure, mozzarelle, burrate, formaggi teneri, primi e secondi di pesce. Se siete più tradizionalisti potrete facilmente orientarvi sui grandi classici: Prosecco (che è un metodo Martinotti), Franciacorta, Trento Doc, Oltrepo’ Pavese, Alta Langa. Ma noi vogliamo suggerire qualcosa di originale, diverso o perfino imprevisto, anche dalle regioni apparentemente meno vocate. Ecco dunque le proposte di GnamGlam: cinque straordinari italianissimi spumanti per il cenone di fine anno.

 

Rosanna Metodo classico Brut Rosé 2014 Ettore Germano

Alla base di questa etichetta – prodotta dalla cantina Ettore Germano, sita a Serralunga d’Alba, una delle punte di eccellenza dell’area del Barolo – c’è il re del Piemonte, il Nebbiolo, vinificato in purezza. Il vino si presenta con un fine perlage, colore rosa tenue ma brillante. Nel naso una esplosione di piccoli frutti rossi, susine, fiori rossi e bianchi, note di mandarino e di pompelmo rosa, con leggera sfumatura di lievito. In bocca l’ingresso è pieno, dominato da una freschezza lunga e persistente e dall’austerità del leggero tannino. Il finale ha l’asprezza agrumata del kumquat, il mandarino cinese, ed è magnificamente lungo. Gli abbinamenti a tavola sono tanti: la buona struttura e la piacevole intensità lo rendono adatto anche ai primi piatti e alle carni rosse. Uno spumante per tutto il pasto.

 

Lessini Durello Doc Spumante Brut 36 mesi Gianni Tessari

La Durella è un’uva unica (e tosta, come ricorda il nome): può arrivare tranquillamente a maturazione potendo contare su tutte le qualità necessarie per fare un grande spumante. Il terreno dei Monti Lessini è vulcanico e dona un concentrato di mineralità eccezionale. Il colore giallo brillante già promette una intensità di gusto. Il perlage è perfetto: fine, continuo, intenso. Nel bouquet di profumi: biancospini e gelsomini, frutta a polpa bianca (pera e pesca), note citriche assai vivaci, qualche fumo delicato di pietra focaia. In bocca si presenta con una media struttura e tanta freschezza. La bollicina si fa cremosa e persistente e così rimane a lungo, anche nei giorni successivi all’apertura. Il finale è piacevolmente agrumato e persistente. Vino territoriale: niente standard, ma tanto terroir nel naso e nel palato.

 

Gladius Spumante Metodo classico Brut Terre de la Custodia

Chi l’ha detto che l’Umbria non sia una terra di bollicine? Ecco qui un bel Metodo classico, da terreno ricco di scheletro calcareo e tufaceo, sui lieviti per 48 mesi, a base di un inedito blend di Grechetto e Pinot Nero. L’azienda è Terre de la Custodia, leader della viticoltura umbra, con vini territoriali ed eleganti a base di Sagrantino, Sangiovese e Grechetto. Il colore è giallo con riflessi dorati, la bolla è sottile e morbida. Nel naso affiorano profumi di pera, di fiori gialli, di mela, di frutta bianca matura e di crosta di pane. E poi profumi dolci di pasticceria. Al palato il sorso minerale esprime una bella freschezza con una impronta salina e un retrogusto di mela verde, di lime e di cedro. Finale lungo. Uno spumante sorprendente che esalta tutte le caratteristiche del vitigno a bacca bianca tipico della regione, il Grechetto, unite all’eleganza del Pinot Nero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Asprinio Dea Spumante Brut De Angelis

Le uve di Asprinio sono uniche: sia per il carattere “aspro” da cui discende il nome, sia per la secolare storia attestata da fonti documentali. In tempi moderni è stato lo scrittore Mario Soldati a riscoprire questo antico e prestigioso vitigno. Francesco De Angelis è un piccolo imprenditore che, nell’agro aversano, ha scelto di investire proprio su questa uva così territoriale. Il suo Asprinio Spumante brut, prodotto con metodo charmat, è un prodotto giovane ma davvero convincente. Il colore è giallo con riflessi dorati e bollicine persistenti. Il profumo è intenso di fiori gialli e di frutta a drupa: in particolare nespole e pesche gialle. In bocca è fresco, con discreto corpo e una carbonica importante e avvolgente. Davvero di grande piacevolezza e di facile beva. Un vino, verticale, diretto e immediato, perfetto da abbinare con la pizza, specie la Margherita o la Napoletana con le alici, con le bruschette, con pizza bianca e prosciutto crudo o salame piccante e con la mozzarella.

 

Re Befè Spumante Etna Doc Extra Brut 2016 Tenute Al-Cantàra

L’Etna sta crescendo sempre più nell’olimpo dei vini italiani. Pochi sanno però che sul vulcano c’è una tradizione spumantistica di grande livello. Qui segnaliamo il neonato metodo classico di una piccola ma interessante azienda nata nel 2005: Tenute Al-Cantàra. Si chiama “Re Befè” – come la popolare filastrocca siciliana “C’era ‘na vota un re, Befè, viscotta e minè (…)” – ed è un extra brut Etna Bianco Doc, ottenuto con metodo classico dalla vendemmia 2016. Protagonista assoluto il figlio prediletto del vulcano: il Nerello Mascalese, di solito vinificato in rosso. Il colore è un giallo luminoso. Il naso è ricco: fiori di ginestra ed erbe di montagna, inconfondibili note speziate e sulfuree di pietra lavica, sfumature di incenso, profumi verdi di agrume, di kiwi e di mele. In bocca la bollicina è giustamente cremosa, con una bella freschezza e una bella intensità aromatica. La pietra ritorna nel finale, buona la persistenza.