Rosathea di Castel de Paolis: un po’ di Alto Adige sui Castelli romani

di Vittorio Ferla

Il Moscato Rosa è un vitigno molto antico che fa parte della famiglia dei moscati e ha probabili origini greche. Il nome sembra derivare più dall’aroma primario di rosa che caratterizza il vitigno che non dal colore della bacca, che è in realtà nero-bluastra. Le uve hanno una marcata aromaticità e sono vinificate, per lo più, dopo appassimento, per ottenere vini dolci e/o liquorosi. Un invecchiamento di alcuni anni arricchisce ed esalta le sue ottime qualità.

Diffuso in Dalmazia e Istria, da qui sarebbe poi arrivato in Tirolo, ed in seguito in poche zone in provincia di Alessandria, soprattutto nel tortonese. Proprio in Alto Adige, regione da sempre vocata alla viticoltura e alla vinificazione, ha trovato un habitat ideale. Al punto che il Moscato Rosa passito è entrato nella storia della doc locale.

Davvero sorprendente, dunque, per gli appassionati di vino, ritrovarlo a Grottaferrata, nei Castelli romani, tra i prodotti di una cantina specializzata nei bianchi di Frascati. La Castel de Paolis, infatti, produce fin dal 1993 Rosathea, un Moscato rosa davvero suadente, frutto della collaborazione con il famoso enologo Attilio Scienza, che ha portato qui un po’ di Alto Adige.

Siamo su una dolce collina a 250 metri sul livello del mare, su terreni di origine vulcanica. Un ettaro e mezzo di vigna dedicata a questa specialità, resa d’uva di 50 quintali per ettaro e di quasi un chilo per ceppo.

Proviamo un esemplare 2013, con 16 gradi alcolici. Il colore è un rosso intenso e con riflessi granati. Il naso è ricco, sa di rose, gerani e amarene, frutta rossa sotto spirito, un cenno di cannella. Il profumo è dolce e aromatico. In bocca è pieno, dolce, gradevole e delicato, con una calda persistenza gustativa. In questo momento è fragrante, ci aspettiamo in qualche anno un passaggio verso sensazioni più rotonde e carnose.

Da servire ad una temperatura di 10-12 gradi, si può abbinare alla crostata di ricotta e visciole della tradizione ebraico-romana, ai tipici krapfen e strüdel della cucina altoatesina, a tutta la pasticceria secca. Ottimo anche accompagnato da formaggi (noi lo abbiamo provato con un erborinato al latte crudo del caseificio Maremma in Tuscia). Da apprezzare anche da solo, come “vino di mezzanotte”, lontano dal pasto, come bevanda di congedo.

Rosathea emoziona. Non perdetelo.