Ripartire dai bianchi: Montefalco, Sagrantino e più

Riparte dai bianchi e dalla voglia di comunicare un Sagrantino diverso la nuova stagione del Consorzio di tutela vini Montefalco (Perugia) conosciuto storicamente per i suoi “rossi”.

 

Montefalco: non solo rossi

A imprimere un cambio di marcia alle politiche consorziali è Filippo Antonelli, nuovo presidente dell’organismo di tutela da alcuni mesi e titolare della “Antonelli San Marco” (azienda di 50 ettari vitati con 350mila bottiglie).

“Il Sagrantino – afferma il neo presidente illustrando la nuova strategia comunicativa – è cambiato dopo il boom dell’anni ’90 con il conseguimento della Docg. Il periodo in cui eravamo considerati un po’ i portabandiera dei vini autoctoni con una produzione di un vino ‘muscoloso’ è passato: il Montefalco ora è un prodotto più bevibile e nella denominazione vanno segnalati i bianchi fermi Trebbiano Spoletino e il Grechetto che ci ricordano di essere anche ‘bianchisti'”.

Intanto la vendemmia è appena iniziata e, riferisce Antonelli, ”si prevede buona”.

 

I numeri del territorio

Oggi la denominazione vanta 750 ettari di Montefalco Docg e 450 di Montefalco Doc per un totale di circa di 65 aziende e un areale che comprende Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria.

Dal 2000 ad oggi la produzione del Sagrantino è quasi triplicata: da 660 mila a circa 1.5 milioni di bottiglie. In particolare, nel 2017 all’interno della Doc Montefalco la produzione dei vini bianchi rappresenta circa il 12% della Doc con il Montefalco Grechetto Doc che è pari al 9%, mentre il Montefalco Bianco Doc rappresenta il 2,5%.

Nel 2017 la Doc Montefalco dei vini rossi rappresenta invece l’88% dell’intera produzione.

Infine il Montefalco Rosso Riserva Doc è pari al 31% del totale della denominazione Montefalco Doc.