QU.ALE: viene dal Salento il vino “democratico”

di Ilaria Donatio

“Il vino deve essere più accessibile ai consumatori, più comprensibile, meno esoterico e meno elitario”. Ad averlo detto, nell’ormai lontano 2011, è stata niente meno che sua “maestà” la Francia, regina dell’immagine del vino di altissima gamma, che dell’allure e dell’esclusività dei sui nettari ha fatto uno dei pilastri del suo successo, insieme alla qualità, ovviamente.

Ma senza andare troppo lontano,  della necessità di “svecchiare i codici” per rappresentare al meglio il mondo del vino, di “renderli al tempo stesso curati e pop” e di fare una “comunicazione per tutti e non solo per alcuni”, più recentemente, si è parlato a Torino, al Festival del giornalismo alimentare. 

 

Wine Democracy: nasce QU.ALE

Il tassello che mancava, tuttavia, alla questione  di come rendere il vino accessibile a una platea sempre più vasta riguardava (e riguarda) più la sostanza che la forma delle cose.

Lo ha capito la giovane salentina Alessandra Quarta, con il suo progetto di Wine Democracy. Alessandra che, insieme al padre Claudio, guida l’azienda di famiglia – un progetto che “esplora i micro-territori vocati alla vitivinicoltura, per esprimere al meglio l’autenticità dei vitigni autoctoni” – ha da lui ereditato un modo di fare impresa che da un lato sposa e il territorio valorizzandone l’identità, e dall’altro la visione aperta e internazionale.

 

L’azienda e le tre cantine

Claudio Quarta “nasce” ricercatore e imprenditore in campo biologico che, “da grande”, sceglie di dedicarsi completamente all’antica passione per il vino. Allo stesso modo, Alessandra – laurea alla Bocconi in Economia per Arte e Cultura – sembra molto più di una “figlia d’arte”: al progetto paterno vuole imprimere un’impronta personale.

qualeEcco che la sua idea di “un vino alla portata di tutti” diventa una realtà molto concreta e nasce il QU.ALE, un rosso Salento Igp, prodotto a Tenute Eméra, una delle tre cantine dell’azienda, nel cuore delle DOP di Manduria e Lizzano – un grande vigneto a ridosso del mare, dove oltre agli autoctoni Primitivo, Negroamaro e Fiano, sono stati impianti i vitigni internazionali Syrah, Merlot, Cabernet Sauvignon e Chardonnay. Le altre due cantine sono: Cantina Sanpaolo – tra le province di Avellino e Benevento – vigneti a 700 m di altezza dove si coltivano le uve a bacca bianca: il Fiano di Avellino Docg, il Greco di Tufo Docg e la Falanghina Igp insieme all’Aglianico e al Taurasi Docg; e la più piccola cantina Moros – a Guagnano, in provincia di Lecce – epicentro della Dop Salice Salentino, nel cuore del Negroamaro.

 

QU.ALE: Manifesto per una democrazia del vino

Il QU.ALE – che non riprende solo le iniziali del suo nome ma mette a sintesi le tre domande che Alessandra aveva in mente quando lo ha concepirlo: Quale vino produrre? Quale etichetta? Quale stile? – è è stato
quale-rinfrescopresentato nella Capitale, proprio pochi giorni fa, sulla bella terrazza del Lanificio 159: un vino democratico, che non discrimina nessuno e per il quale, Alessandra ha studiato un apposito “Manifesto“, il primo articolo recita manifesto-qualecosì: “Nella democrazia del vino, ciascuno ha diritto di cittadinanza e merita di bere bene, a lungo e in maniera sana”.

E così descrive questo vino, Alessandra: “Non è un vino snob, che si dà arie, non partecipa ai concorsi, è un vino democratico, alla portata di tutti, ma sempre di qualità”.

 

 

Non solo vino: sostenibilità ambientale e sociale

“Nel mio vino – spiega ancora – ho voluto inserire i valori della mia generazione: il rispetto dell’ambiente, la forte volontà di compiere una buona azione. Così ho aggregato alcune associazioni per cercare di fare del bene. In ogni bottiglia c’è un codice per le donazioni. Basta navigare sul nostro sito, scegliere la onlus e inserire il codice che sta nell’etichetta. Il 5% del prezzo della bottiglia andrà a loro. E per me è un grande orgoglio”.

E il ricavato consegnato alle associazioni non profit coinvolte – che tutelano diritti diversi: dall’accesso alla sanità, all’acqua potabile, alla sostenibilità ambientale, ai diritti dei carcerati e a quelli dei minori a ricevere cure essenziali – dopo due anni dall’inizio del progetto (zero promozione se non uno spontaneo passaparola) – Amka onlus che ha ritirato un contributo di 5851 euro, la pugliese Salina dei Monaci gestita dal Comune di Manduria (2472 euro), Made in carcere, progetto pugliese di Officina Creativa  (1061 euro) e Charity Water (1553 euro) – ha sfiorato gli 11mila euro.

Il progetto ora si aprirà ad altre realtà: entro il 15 settembre, altre organizzazioni non profit e associazioni di volontariato potranno inviare la propria candidatura, scrivendo qui.

 

Il QU.ALE da bere

QU.ALE è un vino che possiede morbidezza, pur avendo una alcolicità di soli 12,5 vol. alcol, grazie alla presenza di tannini morbidi. Su quale cibo va? Può accordarsi praticamente con tutto e si può servire sia alla temperatura dei bianchi che dei vini rossi.