Dare valore al territorio attraverso il buon cibo

 

di Ilaria Donatio

 

Consapevolezza, responsabilità sociale, sostenibilità. E poi tanto buon latte di pecora, il latte delle Madonie, sicurezza alimentare e benessere delle greggi, sostegno ai pastori e alle comunità montane. Tanta roba nella storia – avviata nel 2008 – del Caseificio Bompietro, arrampicato sulle Madonie siciliane e rilevato da Giovanni Messina, un ex avvocato di Palermo. Ecco la sua storia.

 

“Spesso, quando ancora esercitavo la professione legale, mi è capitato di imbattermi nel fallimento di tante piccole imprese alimentari a causa delle politiche commerciali scorrette o troppo aggressive della grande distribuzione organizzata: mi rendevo conto di essere dalla parte sbagliata!

Assistevo, contemporaneamente, all’impoverimento progressivo del mio territorio, le Madonie: la mia famiglia proviene da Valledolmo delle Madonie sud-occidentali, un paese piccolissimo che ha sempre avuto una cultura d’impresa molto forte: oggi molte industrie a livello nazionale producono qui – Fontana Murata, Tasca d’Almerita, Castellucci Miano, Alessi, Pastificio Valledoro, per citarne alcune – ed è la patria del pomodoro siccagno, presidio Slow Food.

Cosa l’ha convinta a investire nel settore?

Il mio ingresso nel mondo delle energie alternative, prima con la produzione di impianti fotovoltaici ed eolici e poi di cogenerazione e trigenerazione. Sono entrato in contatto con un caseificio, uno dei pochi Bompietrosiciliani, fatto in pietra arenaria, immerso nella campagna, i cui proprietari avevano deciso di interrompere la produzione. Io l’ho rilevato, mantenendo tutti i vecchi dipendenti incluso il casaro, investendo nella loro formazione. Mi sono reso conto che in Sicilia, come nel resto d’Italia, non c’erano più formaggi e ricotte di pecora buoni perché il ricorso al latte e alle proteine in polvere e ai miglioratori della shelf-life – il periodo di tempo durante il quale il prodotto mantiene le sue caratteristiche qualitative nelle normali condizioni di conservazione e utilizzo, ndr – erano diventati una regola.

Allora ho fatto una scommessa: riuscire a produrre un formaggio al 100% latte di pecora, senza ricorrere ad alcun sostituto chimico.

Poi cos’è successo?

Ho fatto la prima scoperta: c’era un mondo fantastico da recuperare, quello della pastorizia, degli caseificioallevatori, dei piccoli produttori che abitavano le comunità montane e che, per problemi di tipo legislativo, per regole di mercato distorte, hanno dovuto abbandonare i pascoli e dunque le montagne. Ricordo che le greggi di pecore sono un allevamento sostenibile, sono animali leggeri, portano arricchimento al terreno, puliscono tutto il sottobosco: le Madonie sono costituite interamente da aree boschive, aree che custodiscono l’80% della biodiversità siciliana (e la Sicilia ha circa il 20%  della biodiversità dell’intera Europa).  Lo spopolamento delle aree montane – un processo che negli anni si è acuito – ha comportato – da un lato – problemi di tenuta sociale nelle città  e – dall’altro – la cattiva manutenzione dei boschi, il cui equilibrio era un tempo preservato proprio dai loro abitanti.

 

Da dove nasce il nome del Caseificio?

L’idea di chiamare l’azienda “Caseificio Bompietro” – il nome della società è Consortium – come omaggio a un paesino delle Madonie che nel giro di dieci anni ha perso oltre l’80% della propria popolazione, diventando di fatto un paese fantasma. Creando la mia linea di produzione e organizzando una serie di iniziative di promozione del territorio – come i brunch didattici domenicali – ho voluto, così, mettere in moto alcuni processi virtuosi e attivare un tipo di turismo enogastronomico radicato in queste comunità.  Già solo quest’anno, nel solo paese di Bompietro, dodici persone hanno acquistato casa!

 

Sostenibilità e responsabilità sociale: come le coniuga con il suo lavoro?

L’industria alimentare, oggi, deve smettere di essere grande: le dimensioni la mettono automaticamente fuori da una logica di sostenibilità, questione che a noi sta a cuore. Non chiediamo alla natura più di quello che può offrirci: rispettando i tempi di maturazione, quelli di stagionatura, con l’obiettivoformaggi- di ottenere un prodotto sano. Non tutti sanno che molti prodotti contengono proteine co-processate:  vuol dire che un salame può contenere carni in polvere miste a fibre vegetali che riducono i tempi di stagionatura ma il consumatore non lo sa. La grande industria non si può permettere il “lusso” di un tempo di attesa necessario alla stagionatura e dunque dalla produzione deve passare direttamente alla vendita. Un sistema che ha mietuto tante vittime: ma non sono solo le aziende che hanno chiuso, ancora più grave, è il fatto che interi territori ne soffrano, perdendo il loro tessuto connettivo, storia, tradizione. Ma sostenibilità vuol dire anche rispettare gli animali: abbiamo chiuso accordi con gli allevatori che si sono impegnati a rispettare le greggi, nei loro cicli produttivi, a non sottoporli a crudeltà e violenze a cui sono invece sottoposte nei processi della grande distribuzione.

Responsabilità sociale: cosa vuol dire per lei?

La crisi economica che ha investito il Paese allargando le fasce sociali a rischio povertà, ha sollevato tutta la questione della solidarietà e molte aziende l’hanno sposata, destinando una parte di loro introiti a iniziative benefiche. Il nostro caseificio devolve il 3% dei propri utili a Onlus che di volta in volta individuiamo: a Palermo sosteniamo una comunità che si occupa di infanzia abbandonata e abusata, partecipiamo a iniziative a favore dei senzatetto e diamo contributi alla missione Biagio Conte che nel capoluogo siciliano offre un enorme aiuto ai più bisognosi oltre ad avere uno scopo di reinserimento sociale.

E rispetto ai consumatori?

La consapevolezza nei confronti dei consumatori ci permette di operare scelte “quasi politiche“: così come scegliere un produttore responsabile significa orientare i mercati e gli altri operatori economici, in modo virtuoso. Se da domani tutti comprassero la ricotta del mio caseificio perché riconoscono, oltre la bontà del prodotto, anche le scelte etiche dell’azienda, anche le altre aziende ne sarebbero condizionate.

E la responsabilità sociale informa tutte le scelte che operiamo: dai contratti di lavoro alla scelta delle banche: nel nostro caso, lavoriamo con istituti come Banca Etica e Banca Popolare Sant’Angelo che, secondo recenti dati del Sole 24Ore, ha un indice di solidità CET pari al 15,62 contro una media italiana dell’11,5: a garanzia dei correntisti ma anche di tutta la filiera commerciale.

 

caseificio-_earthdayQuest’anno la sua azienda sarà ospite al Villaggio per la Terra – presso il Galoppatoio di Villa Borghese a Roma dal 22 al 25 aprile – che ha anche sostenuto. Perché?

Perché è l’espressione – romana – della Giornata mondiale per la terra, la più grande manifestazione ambientale del pianeta che avviene da 46 anni (le Nazioni Unite lo celebrano ogni anno, un mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera). Dibattiti ed eventi faranno il punto sul tema ambientale e sul rapporto uomo-ambiente: non avremmo potuto desiderare cornice migliore!

Intanto, auguro a tutti di essere quotidianamente un po’ “GnamGlam”!