Sulle rotte del Marsala: un grande vino di mare

di Vittorio Ferla

Qual è il motivo per cui il Marsala è conosciuto come uno dei vini più importanti del mondo? Perché ancora oggi è spesso consumato dagli inglesi come normale vino da aperitivo? E perché, invece, in Italia è diventato un vino da usare in cucina e nei dolci al posto – come meriterebbe – di essere goduto come un protagonista dell’abbinamento a tutto pasto?

Quello strano legame tra Sicilia e Inghilterra

La prima risposta a queste domande è storica. Il Marsala è certamente un vino che nasce in Sicilia, in una zona vocata da sempre alla viticoltura. Alla base della sua lavorazione ci sono certamente vitigni autoctoni (prima di tutto il Grillo, ma anche Catarratto, Insolia e Damaschino per il Marsala oro e ambra). E poi c’è la magia del posto: il Capo Lilibeo, con le sue saline, quasi un luogo metafisico. Siamo nella Sicilia araba di Mars-Allah, il porto di Dio. Insomma, non ci sarebbe il Marsala senza questa Sicilia. Ma bisogna allo stesso modo ricordare che il Marsala non esisterebbe senza gli inglesi.

Tutto comincia nel 1773, l’anno in cui John Woodhouse, un mercante di Liverpool impegnato nel commercio delle ceneri di soda, fu costretto ad una sosta nel porto di Marsala a causa di una tempesta, mentre navigava lungo le coste siciliane diretto a Mazara del Vallo. Durante la sosta obbligata, Woodhouse ebbe l’occasione di provare in una delle tante osterie del paese il miglior vino della zona, quello che i contadini riservavano alle grandi occasioni: il perpetuum. Era chiamato così perché ‘destinato a durare’ perché veniva sempre rimboccato.

Il mercante di Liverpool lo apprezzò al punto da decidere di spedirne grandi quantitativi in Inghilterra. Per evitare che si rovinasse durante il viaggio, però, aggiunse al perpetuum un po’ di acquavite da vino. Il risultato fu un successo clamoroso. Il Marsala divenne un vino internazionale allo stesso livello di Porto e Madeira e si diffuse sempre più nei calici della classe dirigente britannica. Ancora oggi, le cantine della Regina d’Inghilterra continuano a rifornirsi di vino Marsala.

Un successo internazionale

Il successo ebbe delle conseguenze anche sulla città. Molti inglesi, infatti, cominciarono ad investire nella zona per acquistare il vino, costruire propri stabilimenti e fondare le loro attività. Dopo Woodhouse fu la volta di Benjamin Ingham che, a partire dal 1812 , insieme al nipote Joseph Whitaker, si dedicò all’ammodernamento delle tecniche di produzione e all’ampliamento delle esportazioni in tutto il mondo.

A questo punto, dopo gli inglesi sopraggiunge Vincenzo Florio, un armatore e commerciante calabrese raffinato, che rinnova la mitologia del Marsala diffondendolo nel mondo anche grazie alla sua flotta navale tanto numerosa e poderosa da fare invidia a quella del Re d’Italia. Si potrebbe dire che il Marsala diventa il primo grande brand italiano. Ai primi del ’900 tocca a Donna Franca Florio, moglie di Ignazio, prendere le redini dell’azienda per riportarla agli antichi fasti. Nel tempo, però, il Marsala ha perso parecchio mercato e la gloriosa vicenda della famiglia Florio si è sostanzialmente chiusa, pur restando in piedi le vestigia storiche dell’azienda e – cosa più importante – il prodotto, ancora straordinariamente apprezzato, specie nelle sue collezioni d’annata.

Una degustazione Fisar con Cantine Florio

degustazione fisarIl paradosso è che il mito resiste, soprattutto all’estero, ma con difficoltà troviamo bicchieri di Marsala sulle tavole degli italiani. Il compito di rilanciare oggi il marchio Florio anche in Italia è del Gruppo Duca di Salaparuta. Il Gruppo riunisce tre brand storici che rappresentano la Sicilia e l’Italia nel mondo: Florio, appunto, nato nel 1833 insieme a Corvo e Duca di Salaparuta, nati nel 1824. Riunite in un’unica realtà, queste aziende storiche costituiscono oggi il primo gruppo vitivinicolo privato dell’Isola e ne raccontano la storia e la terra attraverso luoghi suggestivi come le Tenute e le storiche Cantine Florio di Marsala, ma soprattutto attraverso i vini. All’inizio del dicembre scorso la Fisar di Roma ha organizzato un importante evento con le etichette di Marsala Florio (protagonisti della serata: Piero Mura, wine ambassador di Cantine Florio, Antonio Mazzitelli, segretario della Fisar di Roma che ha condotto la degustazione, e Romana Carletti, consigliera e ufficio stampa della Federazione). Una bella opportunità per capire la versatilità di questo straordinario prodotto: l’idea è che, così come rinasce il Vermouth nel ‘bere mischiato’, possa essere giunta l’ora per un rilancio del Marsala.

Di seguito le etichette degustate.

Terre Arse Marsala Doc Vergine 2002

marsala-7Il vino Marsala Terre Arse è prodotto nelle Contrade di Birgi e Spagnola, nella fascia costiera a nord di Marsala. I vigneti di uve Grillo – coltivati ad alberello marsalese con densità di almeno 5.000 ceppi per ettaro – si affacciano al mare a ridosso delle spiagge. La zona si caratterizza per terreni aridi, poco fertili, di origine siliceo-calcarea con inverni piovosi ed estati torride.

Vendemmia manuale, a maturazione avanzata, nell’ultima settimana di Settembre. Pressatura di uve ad elevato tenore zuccherino così da passare al mosto le preziose sostanze contenute nelle bucce. Fermentazione a temperatura controllata e preparazione della concia con l’aggiunta del solo distillato di vino, secondo la tradizione del Marsala Vergine. Matura per almeno 8 anni in antiche botti in rovere da 1.800 litri. Affina per 6 mesi in bottiglia.

Colore ambra, cristallino, rifulge nel calice. Un vino giovane che spinge sull’acidità. Corpo denso, con archetti che si aggrappano al bicchiere e rivelano una importante presenza di glicerina ed estratti. Dichiara 19 gradi alcolici. Al naso frutta secca (noce, mandorla, noccioline, arachidi), crema pasticcera, albicocca disidratata, miele. Ampio, elegante e lungo, è un vino secco ma zuccherino. Nota amaricante di mandorla alla deglutizione. In bocca si allarga ed emerge tanta frutta nella fase postdegustativa. Da apprezzare la bocca completamente asciutta e secca nonostante i 40mg/litro di zucchero: tra i motivi la spiccata acidità dell’uva Grillo e le caratteristiche salmastre del terreno di coltura (lo stagnone di Marsala). Vino che offre molte opportunità di abbinamento, dall’aperitivo ai finger food, con formaggi a pasta dura, carpacci, pesce affumicato e tartare. Ottimo per la meditazione. Nelle condizioni corrette non ha limiti di conservazione.

Baglio Florio Marsala Doc Vergine 2000

marsala-5Vigneti, terreno e clima sono gli stessi del precedente. La vendemmia è manuale, a maturazione avanzata, nell’ultima settimana di Settembre. Anche in questo caso viene svolta pressatura di uve ad elevato tenore zuccherino così da passare al mosto le preziose sostanze contenute nelle bucce. Dopo la fermentazione viene aggiunto al vino ottenuto il solo Distillato di Vino, secondo la tradizione del vino Marsala Vergine. Matura per oltre 10 anni in caratelli in rovere pregiato da 300 litri. Affina un anno in bottiglia.

Dichiara 19 gradi alcolici. Nel calice è uno splendido ambrato, cristallino. Grande corpo, alla rotazione pare quasi oleoso. Al naso attacco floreale, in particolare di fiori appassiti. Poi è la volta della frutta secca, del melone, di una frutta matura. La complessità olfattiva si arricchisce di spezie dolci, cannella, chiodi di garofano, pepe rosa. Note di erbe officinali e di calcare. Vino sensuale, morbido, lunghissimo. Il retrogusto è balsamico e medicinale, con note agrumate. Forte impronta ossidativa. Abbinamenti indicati con cacciagione, formaggi erborinati, cinghiale, anatra all’arancia, cioccolato amaro.

Targa Riserva 1840 Marsala Doc 2003

marsala-4Siamo nella fascia costiera dei comuni di Marsala, Petrosino ed entroterra della provincia di Trapani. I terreni sono poco fertili, silicei e ricchi di terre rosse con falda acquifera superficiale. Vigneti di uve Grillo allevati ad alberello marsalese.

La vendemmia è manuale, a maturazione avanzata nella seconda e terza settimana di settembre. Poi è il momento della pressatura di uve ad elevato tenore zuccherino con trasferimento delle sostanze contenute nelle bucce. Preparazione della concia con l’aggiunta di mistella, mosto cotto e distillato di vino. Matura 7 anni in botti di rovere da 1.800 litri e affina per oltre un anno in antichi carati da 300 litri.

Vino semisecco, ambrato, dal corpo oleoso e dalla beva sensuale. L’olfatto si conferma complesso, ma più dolce: si sentono la crema pasticcera, lo zucchero a velo, le note speziate di cannella, pepe rosa e chiodi di garofano. Sentori di frutta secca, albicocca disidratata, datteri, agrumi. In bocca aumenta lo zucchero, ma è ben bilanciato da acidità e sapidità, con una nota tannica netta. Nonostante contenga 80g di zucchero per litro, mantiene una impronta austera ed elegante e la bocca resta pulita. Vino armonico che invita al pasto. Come aperitivo si serve a 10° C. Per il dessert e la meditazione può essere servito a 16°-18° C. Si abbina molto bene con formaggi stagionati, erborinati, pasticceria secca e frutta secca.

Donna Franca Marsala Doc

marsala-3Nasce nella fascia costiera del comune di Petrosino da vitigni di Grillo. Vendemmia a mano delle uve in stato di maturazione avanzata nella seconda e terza settimana di settembre. Pigiatura delle uve ad elevato tenore zuccherino e contatto con le bucce per circa 12 ore. Pressatura decisa del pigiato per passare al mosto le sostanze contenute nella bucce. Lenta fermentazione e, a primavera, preparazione della concia mediante l’aggiunta, al vino ottenuto, di mistella, mosto cotto e distillato di vino.

Vino pluripremiato, originato da un blend di marsala invecchiati dai 15 ai 30 anni in botti di rovere. Affina almeno 6 mesi in bottiglia. Grado alcolico 19% con ben 93 grammi di zucchero a litro che non impediscono di raggiungere un incredibile equilibrio.

Nel calice è un’ambra sempre più intensa, molto trasparente e brillante. Naso di buccia d’arancia, arancia candita e albicocca. Mineralità esplicita che richiama il calcare. Sentori di salvia e pepe. Appaiono i risultati della tostatura con polvere di cacao e chicchi di caffè. In bocca è acido e salmastro, con lungo finale amaricante. Un vino verticale ma armonico e asciutto.

Abbinamenti indicati: formaggi, dolci con cacao, tiramisù.

Aegusa 2001 Marsala Doc

marsala-1Ecco una rara Riserva di marsala semisecco. Il nome è Aegusa (che vuol dire farfalla): scelto da Vincenzo Florio in virtù dell’antico appellativo che i Greci diedero all’isola di Favignana, isola di proprietà dell’illustre famiglia, per la sua forma di farfalla. Era la migliore riserva di marsala che i Florio amavano offrire ai loro ospiti più illustri a fine cena. Annate selezionate: 1941, 1952, 1964, 1974, 1989, 1994. Per Wine Advocate l’annata 1994 di Aegusa è stata considerata una delle 20 migliori bottiglie al mondo, unica italiana. Duemila bottiglie per ogni annata. Noi abbiamo assaggiato la 2001.

Matura 14 anni in antichi carati da 300 litri, quindi affinamento in bottiglia a temperatura controllata. Grado alcolico di 19% con residuo zuccherino di 93g/l.

Colore ambra molto carico con riflessi ramati. Brillante e trasparente. Al naso la tostatura si fa esplicita con profumi di cacao in polvere, chicchi di caffè tostati ricoperti di cacao. Note di frutta candita e di bucce d’arancia e mandarino. Sentori di uva passa e frutta matura, erbe, spezie, cannella, vaniglia, miele di castagno, fiori gialli e rossi. Vino elegante e morbido, con una nota burrosa che chiama il dolce. Facile fare i vini dolci, ma assai difficile raggiungere l’armonia. Aegusa è ampio e armonico, glicerico e grasso ma con un’acidità che bilancia benissimo e un frutto che ritorna con forza dopo un sorso ricco. La nota astringente del vino accompagna il cacao in abbinamento.

Accompagna la crema pasticcera, il cioccolato al 70%, la sacher torte con marmellata di albicocche, il peposo.