
Il vino del Lazio c’è. Lo dimostrano le oltre 20mila aziende vitivinicole, lo ribadiscono i numeri della loro produzione: 144 milioni di euro, 1,3 milioni di ettolitri ottenuti, 3 Docg, 27 Doc, 6 Igt.
“Fare squadra” per crescere
Una realtà in crescita, soprattutto dal punto di vista della qualità, che vuole presentarsi sui mercati globali e competere sui consumi interni. E se per centrare gli obiettivi “il Lazio ha tutto ciò che serve“, tuttavia “ha bisogno di fare squadra per mettere a punto strategie condivise e migliorare il suo posizionamento nel panorama nazionale e internazionale”.
Un compito da affidare alla nascita di un istituto regionale, in grado di mettere insieme i produttori e che possa orientare le aziende in un percorso di promozione che nel Lazio “ancora manca”. Ecco perché Regione Lazio e Arsial hanno organizzato una giornata tutta dedicata al vino, e a Cori (Latina), nell’agriturismo della cooperativa Cincinnato, hanno chiamato a raccolta i 60 produttori laziali che hanno partecipato alle ultime edizioni del Vinitaly.
Strade del vino in rete
Proprio dalla fiera di Verona è partita la riflessione a tutto tondo sul comparto vinicolo. “La volontà di farlo qui ha un significato: le istituzioni vengono a casa delle aziende, e non il contrario, perché vogliamo ascoltarvi”, ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura, Carlo Hausmann. Tra i focus della giornata, anche la creazione di una federazione regionale che unisca le strade del vino, puntando anche sul turismo di settore. Immancabile, poi, il lavoro sull’internazionalizzazione e sulla costruzione di mercati internazionali e, infine, la gestione omogenea dei marchi geografici.
Il tutto, però, seguendo una “filosofia del lavoro comune” che sia in grado di crescere in qualità, migliorare i prezzi e la collocabilita’ dei prodotti e anche la loro visibilità e conoscibilità.
Cooperare per competere
“Dobbiamo cooperare per competere – ha detto ai produttori Antonio Rosati, amministratore unico di Arsial – questa è la via maestra. Il che però non significa reprimere il singolo talento – ha tenuto a dire – ma vuol dire avere maggiore forza sui mercati. Per questo dobbiamo fare un’associazione, un istituto che raccolga i produttori del Lazio e che sia uno strumento giuridico che ci consenta di usare meglio le risorse e destinarle alla promozione”.
Già, la promozione. Un aspetto su cui lavorare, a partire dai dati arrivati dal Vinitaly e raccontati oggi dai tecnici della Regione: sui 60 produttori chiamati per la fiera di Verona, il 99% ha un sito e il 60% ha un account social media, ma soltanto il 20% li aggiorna in modo costante e il 10% ne ottimizza l’uso.
A tutti loro, la Regione Lazio ha offerto l’idea di condividere strategie di comunicazione e promozione, soprattutto in occasione di eventi come il Vinitaly. E siccome la parola d’ordine è ‘fare sistema’, anche Lazio Innova, con Luigi Campitelli, è scesa in campo a sostegno dell’internazionalizzazione del settore vinicolo del Lazio attraverso le nuove linee guida regionali. “Quattro i principi su cui si basa l’azione integrata – ha spiegato Campitelli: internazionalizzazione come acceleratore dell’innovazione; complementarietà dell’intervento rispetto ai programmi nazionali e regionali; sviluppo del networking internazionale e ascolto del territorio”.