
di Stefano Sequino
Vitigno autoctono del Centro-Italia e da tempi antichi coltivato in Umbria, a Narni, nello scorso week-end, è stato il protagonista d’eccellenza.
Ciliegiolo d’Italia, infatti, è la kermesse – tornata dopo il successo della prima edizione – che ha raggruppato quasi 40 produttori uniti dalla volontà di valorizzare questa varietà d’uva a bacca rossa.
Ciliegiolo, un vitigno antico
Un’origine incerta, quella del Ciliegiolo, secondo alcuni portato da pellegrini di ritorno dalla Spagna nella seconda metà dell’ottocento anche se ricerche più recenti lo danno come uno dei progenitori del Sangiovese.
È un vitigno vigoroso, a maturazione precoce, adattato e coltivato in diverse Regioni del Centro-Italia, con un acino ben rotondo e di colore nero-violaceo (tanto da ricordare una ciliegia!) anche se anche il vino, rotondo e di corpo, ricorda il frutto.
Si tratta di una varietà, in passato, impiegata per l’ottenimento di vini da taglio, complementare di altri vini come il Chianti e, più in generale, il Sangiovese, ma che oggi dona varianti in purezza di assoluto interesse.
GnamGlam ne ha scritto diffusamente già qui.
A Narni il 14 e 15 maggio
Degustazioni guidate, confronti e seminari tematici, accompagnati anche da cooking show, hanno animato l’evento Ciliegiolo d’Italia (e non soltanto umbro quindi!), promosso dall’Associazione dei Produttori di Ciliegiolo di Narni composta da 7 aziende del territorio – Leonardo Bussoletti, Fattoria Giro di Vento di Az. Agr. Mazzocchi, Tenuta Casale Milli, Tenuta Fabrucciano, Agraria Ponteggia, Cantina Sandonna, Ruffo della Scaletta. Oltre ai produttori umbri, la manifestazione ha coinvolto anche cantine toscane e liguri, accanto ai rappresentanti dei territori vitivinicoli marchigiani, pugliesi e lombardi.
Microclimi, complessità e diverse anime del Ciliegiolo.
L’obiettivo è certamente quello di promuovere – anche mediante iniziative di network territoriale – la produzione di Ciliegiolo che a Narni trova una delle più interessanti e tipiche espressioni. Un lavoro di recupero e di valorizzazione che passa, oltre che dalla mappatura di vecchi vigneti e dalla selezione di cloni della varietà d’uva, anche dal riconoscimento, nel 1995, della IGT Narni: il disciplinare di produzione è infatti anche strumento di valorizzazione del territorio (che tra l’altro ricade all’interno della DOC Colli Amerini, oggi Amelia) e del vitigno, l’unico che può essere menzionato in etichetta. Così come altri disciplinari di produzione di vini DOC e IGT hanno di fatto, non soltanto in Umbria, salvato dall’estinzione il vitigno che oggi rappresenta un fattore di valorizzazione del territorio e dell’economia locale.
Un week-end nel quale non è mancata, accanto al Ciliegiolo, la cucina: oltre ai banchi di assaggio gastronomici con i presidi Slow Food Terre dell’Umbria Meridionale non sono infatti mancati cooking show di ristoratori umbri e, in particolare Michele Pidone del ristorante Il Lampone (Spoleto), Enzo Iapadre del Bistrot dei Sognatori (Stroncone) e, il 15 maggio, Francesco Cocchi del ristorante Salefino (Terni) e Armando Beneduce del ristorante Nascostoposto (Stroncone).
Il Ciliegiolo è “un vitigno tanto diffuso quanto ancora poco esplorato”: un percorso d’esplorazione ed un auspicio per le prossime edizioni di Ciliegiolo d’Italia!