
di Vittorio Ferla
Pilùna in dialetto griko vuol dire “vaso di tufo”, è il nome scelto per questo Primitivo in purezza prodotto da Castello Monaci.
Si tratta di vigne coltivate ad alberello pugliese e a cordone speronato su terreni argillosi profondi e asciutti con presenza di calcare tufaceo. La resa media è di 70 quintali di uva per ettaro.
I suoi grappoli vengono raccolti a mano solo dall’alba alle nove del mattino, quando la temperatura è più fresca. La vinificazione si svolge a temperatura controllata con due settimane circa di macerazione e frequenti rimontaggi. Terminata la fermentazione malolattica, una parte del prodotto matura per 6 mesi in barriques francesi e a diversa tostatura, mentre il resto rimane in acciaio.
Il vino presenta le tipiche caratteristiche di questo celebre vitigno di origine antichissima, che nelle altre parti del mondo viene chiamato Zinfandel.
Alla vista si presenta colore rosso porpora scuro. All’olfatto arriva un ampio profumo di uva matura e macchia mediterranea, con sentori di pepe e di vaniglia. In bocca presenta un corpo robusto e concentrato, una personalità alcolica importante (con i suoi 13,5%), ma con una buona morbidezza e dolcezza. Si possono cogliere aromi di confettura di piccoli frutti neri e di liquirizia. Un vino che resta a lungo fin dal primo sorso.
Adatto all’invecchiamento, può essere abbinato a carni rosse arrostite o brasate, selvaggina, formaggi stagionati e va servito a 16°C. Noi lo abbiamo provato con i turcinieddi, gli involtini di interiora tipici del Salento, e con i caratteristici salumi della Valle d’Itria.