Le Cimate a Montefalco: alla scoperta della provincia umbra

di Vittorio Ferla

 

E’ sempre un piacere attraversare la provincia umbra, così raccolta e intima, alla scoperta delle sue chicche enogastronomiche e delle persone genuine, laboriose e generose che la abitano. Una di queste è Paolo Bartoloni, un giovane viticultore che – rinnovando la tradizione familiare – ha avviato da alcuni anni una bella impresa nella zona del Sagrantino.

 

Nei campi del Sagrantino, l’uva umbra

Si tratta di un areale produttivo molto piccolo con terreni che digradano dolcemente lungo i profili collinari che portano la fascia altimetrica di coltivazione dai 220 m. s.l.m. ai 472 dei rilievi collinari più elevati presidiati da antichi borghi medievali. La pendenza degli appezzamenti vitati e l’esposizione generale è variabile, tanto da creare un ampio ventaglio di microclimi e condizioni di coltivazione. Rispetto ad altri ecosistemi vitivinicoli quello del Sagrantino è chiaramente delimitato. Probabilmente proprio in ragione delle caratteristiche del territorio, il Sagrantino è rimasto un vitigno esclusivo di queste campagne. A differenza di altri vitigni come il Sangiovese o il Montepulciano, capaci di avere diffusione ampia in diverse regioni italiane, ben al di là del territorio di provenienza, il Sagrantino resta un’uva squisitamente territoriale, un’eccellenza completamente fusa con l’identità umbra.

 

La collina del prete

Molto importanti, qui, le caratteristiche dei terreni, di natura limo-argillosi, moderatamente calcarei, profondi e freschi con esposizione a sud-est e sesto di impianto di 4200 piante per ettaro. Sono terreni vocati alla produzione di vini di qualità. La proprietà dei Bartoloni si estende anche al di là dei vigneti: 70 ettari di cereali, 26 ettari per gli uliveti, 15 per le nocciole. Gli ettari di vigna sono 26, ma in produzione sono attualmente 17. La struttura aziendale è sempre più spesso meta degli appassionati di vino, anche grazie al giardino e alla grande sala capace di ospitare 120 posti a sedere, per gli eventi e le degustazioni dei gruppi turistici, ma anche per i ricevimenti privati.

 

Il vino, un affare di famiglia

“La nostra cantina nasce soltanto nel 2011 – racconta Paolo – con il desiderio di trasformare in impresa la tradizionale passione della nostra famiglia per il vino. Mio nonno Paolo ha dedicato la sua vita all’agricoltura ed è stato presidente della cantina sociale dei colli spoletini per più di 20 anni. Noi produciamo il vino dal 1954. Mio nonno vendeva le uve ad Arnaldo Caprai e le olive a Farchioni. Oggi, ovviamente, è tutto cambiato. Il passo fondamentale è stato la costruzione della nuova cantina, concepita per accompagnare l’evoluzione dell’azienda da qui ai prossimi anni. L’impegno è stato oneroso. Per far posto alla struttura abbiamo rinunciato a mezzo ettaro di vigneti, ai pini e ai cipressi che erano piantati qui. Il nonno all’inizio ci restò male – sorride Paolo, con affetto – ma noi cercavamo di rasserenarlo: li ripiantiamo da un’altra parte, tranquillo. Poi capì e ci incoraggiò”.

 

La nuova cantina, orgoglio aziendale

La nostra visita si svolge nella nuova cantina che Paolo ci mostra con orgoglio. Da una parte, c’è la fedeltà ai valori della tradizione. Ma dall’altra parte, lo sguardo è rivolto all’innovazione e alla tecnologia: “un mix di elementi che ci consente di gestire, garantire e controllare al meglio il livello qualitativo dei nostri vini. La cantina è dotata della più alta tecnologia presente sul mercato: impianto di cernita manuale per la selezione dei cru, impianto di riscaldamento e raffreddamento dei serbatoi e dei locali attraverso un sistema touchscreen, serbatoi per la stabilizzazione tartarica fino a -6 °C. Abbiamo investito su legni provenienti da nazioni diverse: dalla Francia, dall’Austria, dall’America. Li usiamo per cercare il giusto equilibrio nei prodotti finali. La bottaia ha per adesso una capacità di 350 hl. Abbiamo anche un laboratorio di analisi chimiche, due impianti di filtrazione e la linea di imbottigliamento (1.600 btg/h). È interamente autosufficiente dal punto di vista energetico grazie a pannelli fotovoltaici integrati nel tetto che producono 65 Kw/h”.

 

Da Montefalco non solo vini rossi

Il comune di Montefalco è famoso soprattutto per il Montefalco Sagrantino Passito Docg, vino liquoroso con alto tenore alcolico, e per il Montefalco Sagrantino secco Docg. La cantina Le Cimate ha scelto, però, di puntare su una gamma ampia di prodotti. Il punto di partenza sono i dieci vitigni selezionati e piantati. Per i bianchi: Trebbiano spoletino, Vermentino, Chardonnay, Viognier, Muller Thurgau. Per i rossi: Sangiovese, Sagrantino, Merlot, Cabernet e Tannat.

L’azienda riesce pertanto a distinguersi anche per la produzione di vini bianchi che a Montefalco hanno minore tradizione. Con l’aiuto dell’enologo Maurilio Chioccia e del cantiniere Cesare Toja, si è deciso, per esempio, di non produrre un Grechetto in purezza come fanno tante altre aziende umbre, ma di ricercare qualcosa di nuovo. Così è nato ‘Aragon’, un Umbria bianco IGT, ottenuto da uve Vermentino e Grechetto, molto beverino e piacevole che ha conquistato una bella fetta di mercato. (A questo link trovate le degustazioni dei vini delle Cimate.

Attualmente, l’azienda Bartoloni produce 85 mila bottiglie in tutto, perlopiù rivolte al mercato locale. Il 40% della produzione va all’estero, in particolare Usa, Canada e Germania. “L’obiettivo è quello di arrivare a produrre 140 mila bottiglie – spiega Paolo – ma non voglio superare questa soglia. Preferisco mantenere dimensioni che è possibile gestire con le nostre forze. Il bello di questo lavoro, per me, è stare in cantina. Se la produzione si moltiplicasse questo diventerebbe impossibile”. Allora, in bocca al lupo Paolo!