Israele, il fascino dei vini Kosher

di Alessandra Bassi

 

Un territorio caldo con alture che arrivano ai mille metri, molte tipologie di terreno, dal mare alla montagna, dal deserto alle terre rosse

 

Ho vissuto con intensità e immensa curiosità la degustazione di vini israeliani, libanesi e siriani durante il “Merano Wine Festival 2017” e tutto questo ha stimolato la mia voglia di approfondirne la conoscenza;

Per farlo non posso prescindere dal sottolineare che la vite in Israele ha radici che affondano molto profondamente con circa al 5000 a.C. La Torah narra che Noè, dopo la salvezza dal diluvio universale, piantò alcuni vigneti e preparò del vino. Un bassorilievo del 2700 a.C., custodito a Londra nel British Museum, raffigura un esercito con sfondo di viti colme di grappoli.

 

Testimonianze scritte raccontano che nel 1000 a.C. in Galilea erano presenti molte cantine che producevano vino. La storia moderna della viticoltura in Israele inizia nel 1882 con il Barone Edmond de Rothschild, che fonda l’azienda Carmel, la prima di Israele. Cento anni dopo, nel 1983 nasce la Golan Heights Winery, e dagli anni Novanta si registra un’esplosione della viticoltura, con la nascita di molte piccole aziende, come Margalit, Castel e Flam, e medie come Recanati. Oggi si contano circa trentacinque realtà commerciali e duecento micro aziende.

 

La viticoltura è un mondo a sé, le aziende spesso hanno la loro sede in zone industriali, con climi caldi e umidi, mentre le vigne sono in collina, con climi più freschi e asciutti. In generale il clima è mediterraneo, senza piogge estive e con inverni corti e umidi. Non esistono problemi di maturazione dell’uva e non sono necessari particolari trattamenti chimici nei vigneti. Il totale degli ettari vitati si aggira intorno ai 4.000, con numerose varietà di viti coltivate: quasi inesistenti i cosiddetti vitigni autoctoni – a causa dell’estirpazione della vite avvenuta durante il periodo di dominio islamico -, mentre forte è la presenza di vitigni internazionali. Si coltivano anche Barbera, Sangiovese e Nebbiolo.

 

Golan, alta Galilea e Gerusalemme, sono le zone vitivinicole più vocate, grazie alle loro alture, Samaria, invece, è la regione vinicola più estesa. In genere le vigne più vecchie hanno circa trent’anni. In precedenza, per via delle guerre, la viticoltura era confinata nelle zone vicino al mare, dove i terreni ricchi davano grandi produzioni a discapito della qualità. Ora la ricerca dell’eccellenza è la forza della viticoltura di Israele, un paese che deve lavorare verso l’esportazione dei suoi prodotti, dandogli un’identità riconoscitiva. Lo stile dei vini di Israele non è ben definito, molto è impresso dall’enologo, che molto spesso ha lavorato o proviene dall’Europa o dal Nuovo Mondo. Attualmente la gran parte della produzione è destinata al popolo ebraico della Francia e degli Stati Uniti, la mira è quella di vedere il vino israeliano nelle enoteche di tutto il mondo, con un loro spazio definito, magari vicino a quello libanese o di Cipro.

 

A spiegare tutto questo è Ido Lewinsohn, che dopo gli studi in viticoltura ed enologia all’Università di Milano, ha svolto il tirocinio presso la tenuta San Guido. Ha lavorato in Israele, a Costieres de Nimes nella Valle del Rodano, a Pic St. Loup in Languedoc e in Tasmania. Ora è enologo presso l’azienda Recanati e guida la sua piccola azienda familiare, Lewinsohn. Tiene corsi di enologia e di degustazione in Israele, e frequenta il Master of Wine a Londra.

 

Che cos’è il vino Kosher? È il vino prodotto in Israele seguendo la Kasherut, cioè le regole di alimentazione della religione ebraica. Il termine Kosher significa “adatto”,”idoneo”. Un cibo si definisce kosher quando è adatto ad essere consumato ed è stato preparato secondo le norme alimentari ebraiche. Tre sono le grandi regole di coltivazione della vite:

 

– Orlah: nei primi tre anni è proibito raccogliere i grappoli.

– Shmitah: ogni sette anni la vite deve essere lasciata a riposo ed è proibito raccoglierne i frutti.

– Kilai Hakerem: non si possono avere colture miste, tra i filari non si può coltivare altro.

 

Tutte le operazioni nella fase di vinificazione devono essere fatte da ebrei praticanti, prima della vendemmia tutti i macchinari vengono controllati e puliti. Un incaricato, chiamato Mashghiach, si occupa di dare inizio al processo di vinificazione, stando attento che nessun alimento o procedura non Kosher vengano fatti. Le fasi di vinificazione sono quelle classiche. Una bottiglia di vino Kosher presenta tre sigilli di garanzia, uno sul tappo, uno sulla capsula e uno sull’etichetta, dove è presente anche il marchio di chi ha seguito il processo di Kasherut.

 

Il vino Kosher è definito Mevushal quando viene pastorizzato. Dopo questo procedimento, anche se viene manipolato da persone non osservanti del sabato di riposo, mantiene l’idoneità ad essere usato per le benedizioni. In linea di massima, tutte le aziende medio-grandi di Israele producono vino Kosher, per avere anche più spazio nel marcato interno ed ebraico all’estero.

 

Passiamo alla degustazione di otto vini:

Tzora Vineyards, Neve Ilan blanc 2010
Chardonnay. Neve Ilan e’ il nome del villaggio dove si trova la vigna, nella zona di Gerusalemme. Fermentazione e affinamento sur lies in barrique francesi con batonnage per 9 mesi circa, il vino non fa la malolattica e ha 14% di titolo alcolometrico volumico. Vino grasso e tropicale, al naso. Cremoso con sentori non cotti. Vino Kosher.

 

Lewinsohn, Garage de Papa Blanc 2010
Chardonnay in purezza, da una vigna a 800 m slm nell’alta Galilea. Fermentato ed elevato in barriques francesi per 8 mesi, senza fermentazione malolattica. Carattere caldo, freschezza e mineralità, sono le sue caratteristiche. Un naso orientato agli Chardonnay europei e non aquelli del Nuovo Mondo. Vino non Kosher.

 

Recanati Rosé 2011
80% Barbera, 20% Merlot. Da una vigna nell’alta Galilea, a 800 m slm. Non si fa uso di barrique, basso pH e alta acidità data dal Barbera, mentre il Merlot offre freschezza ed è usato per il salasso. Vino fresco, adatto per il cibo asiatico e come aperitivo. Il nome della famiglia è di origine italiana.

 

Flam Winery, Cabernet Sauvignon Reserve 2008
Cabernet dell’alta Galilea al confine con il Libano. Affinamento di un anno e mezzo in barrique francesi. Carattere verde e speziato, dato dalla rapida maturazione delle uve. Mostra una certa somiglianza con i vini della bassa Australia.

 

Margalit Winery, Enigma 2008
Cabernet Sauvignon e Merlot dell’alta Galilea, con Cabernet Franc dalla zona costiera, più bassa e calda. 12 mesi in barriques americane e francesi. Viti non irrigate da circa dieci anni, lo stress idrico porta la vite ad andare in profondità con le radici, avvantaggiandosi di estratti minerali. Nessuna acidità aggiunta. Il vino è piacevole sia al naso che in bocca. Il prodotto più costoso presentato questa sera. (I vini israeliani hanno una fascia di prezzo, in enoteca, che varia dai 20 ai 50 euro. Non esistono vini di bassa fascia e vini invecchiati con prezzi molto astronomici.)

 

Chateau Golan, Syrah 2009
Syrah in purezza dall’alta pianura di Golan, coltivato a circa 450 m slm in terre di origine vulcanica, sopra il Lago di Tiberiade, vicino alla Siria. L’azienda produce circa 80.000 bottiglie l’anno. Vino caldo e secco, al naso sono netti i sentori di frutta matura e confettura. Un vino che rappresenta l’attualità della viticoltura in Israele.

 

Recanati, Syrah-Viognier Reserve 2010
97% Syrah, 3% Viognier dalla stessa vigna, nell’alta Galilea a 750 m slm. Affinamento di 9 mesi in barriques nuove. Nessuna filtrazione, vino elegante e complesso.

 

Lewinsohn, Garage de Papa Rouge 2009
Carignan, Syrah e Petite Syrah, fermentazione in vasche piccole e aperte, con frequenti follature eseguite a mano. Passaggio di 12 mesi in barriques francesi. Non filtrato. Vino speziato, rustico, con sentori animali, ottima concentrazione cromatica. La lavorazione di questo vino avviene a casa di Ido Lewinsohn, da qui il nome in etichetta.

 

Il vino israeliano è più da meditazione che da abbinamento con il cibo locale. La maggior parte della produzione è rivolta al vino rosso, che non sempre si abbina alla cucina di un paese caldo.