Il Ciliegiolo: rubino, elegante e fresco. Tutto da scoprire

Nel panorama diversificato del mercato del vino italiano, il vitigno Ciliegiolo non si presenta certo come una punta di diamante. Un vitigno un po’ misconosciuto, benché coltivato in numerose regioni dell’Italia centrale (Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Lazio). Importato probabilmente dalla Spagna, la sua zona d’origine è la Toscana centrale, terra di vini prestigiosi e glamour, e, forse causa di questa concorrenza, è stato un po’ trascurato. Storicamente ha svolto un ruolo ‘ancillare’, impiegato come uva da taglio nei vini poco alcolici e asprigni: apportava gradazione alcolica, morbidezza ed un fresco aroma di ciliegia, specie ai vini dominati al sangiovese, dando prodotti di buona tenuta all’invecchiamento.

 

Un vitigno che merita di più

Vinificato in purezza, il vitigno Ciliegiolo dà un vino dal tipico colore rosso rubino intenso con sfumature violacee, piuttosto alcolico, elegante e di buon corpo. Al naso, colpisce l’ampiezza e dolcezza della sensazione fruttata che, con la maturazione del vino, evolve verso aromi di marasca, prugna e confettura di frutti di bosco e sottobosco.

Siamo certi che questo vitigno – che predilige terreni collinari, non troppo umidi né troppo fertili, in aree con clima temperato, caldo ed asciutto – meriti molto di più. In primo luogo, ovviamente, per quel colore e quel caratteristico aroma che richiama la ciliegia. E poi perché è un vitigno molto duttile: se vinificato in bianco o con breve macerazione può dare freschi e profumati vini rosati; si presta bene anche all’appassimento. Servirebbe certamente una maggiore capacità di promozione da parte dei produttori unita all’impegno di fare rete: l’unione fa la forza, si sa.

Proprio per questo da circa un anno, ha cominciato a farsi notare un’associazione di produttori che – a partire dalla deliziosa cittadina di Narni in Umbria, a pochi chilometri da Terni – hanno aderito a un disciplinare che certifica l’adozione di determinate norme produttive più rigorose rispetto a quello per l’Igt, e che si contraddistinguono grazie all’utilizzo di un bollino in etichetta. L’associazione produttori Ciliegiolo di Narni, composta per ora da sette realtà locali, ha riunito nel maggio scorso 30 produttori umbri, toscani, liguri, marchigiani, laziali e pugliesi, per proporre tutti insieme i vini ottenuti da terreni e climi molto diversi.

Il Ciliegiolo non si fa ricordare per opulenza, ma sa essere elegante. Non può dare soddisfazione a chi cerca una estrema corposità, ma offre profumi delicati e si distingue per finezza.

Merita fiducia e qualche chance in più questo vitigno dal quale possono derivare certamente vini di pronta beva, ma anche da invecchiamento.

 

Il San Lorenzo di Sassotondo

Basterebbe citare uno degli esponenti di punta di questo vivaio: il San Lorenzo dell’azienda maremmana Sassotondo, proprio di fronte al borgo di Pitigliano. Un vino 100 per cento ciliegiolo fatto con la miglior selezione di uve provenienti da un vigneto di più di 35 anni condotto dal 1994 con i metodi dell’agricoltura biologica. La raccolta e la selezione delle uve sono manuali, la fermentazione avviene senza aggiunta di lieviti a temperatura controllata, e la macerazione dura da 15 a 20 giorni. Il vino matura per 18/24 mesi in barriques nuove di rovere francese. Il San Lorenzo – posto in commercio dopo 12 mesi di affinamento in bottiglia – può aspirare davvero a primeggiare nel suo comparto. Colore rubino profondo, denota già alla consistenza un estratto importante. All’olfatto domina la ciliegia, associata a ribes nero, speziato di pepe, chiodo di garofano che si ripropongono poi anche al gusto. In bocca è elegante, bilanciato e di lunga persistenza; non un vino muscolare, ma di grande freschezza e bevibilità.

 

Tante varietà regionali

Tuttavia, sarebbe un peccato privarsi di altre versioni, magari meno impegnative, ma in grado di esprimere le differenze tra una regione e l’altra: i toscani, più alcolici e concentrati (vedi il Ciliegiolo Principio di Antonio Camillo di Manciano); gli umbri (come il vino prodotto da La Palazzola di Stroncone), caratterizzati da semplicità, bevibilità e freschezza; i liguri, in alcuni casi ottimi rosati e particolarmente interessanti in quanto possono godere della vicinanza al mare (come quelli prodotti dall’azienda Bisson di Chiavari e dall’azienda PinoGino di Castiglione Chiavarese). Da ricordare, inoltre, che alla degustazione del vino può spesso associarsi una piacevole sosta negli agriturismi di collina che producono questa specialità, in Umbria come in Toscana: basti pensare al delizioso Ciliegiolo che si può gustare nell’agriturismo il Duchesco di Alberese.

In conclusione, un vino che ha dei numeri e che suscita curiosità. Bene ha fatto, dunque, Leonardo Bussolati, produttore di Ciliegiolo, ad associare gli altri produttori. Da qui, la manifestazione Ciliegiolo d’Italia, svoltasi a Narni nel maggio scorso. Un primo piccolo passo per far conoscere una delle numerose meraviglie del nostro Paese.