I vini Piceni, orgoglio delle Marche: una personalità tutta da scoprire

di Vittorio Ferla

 

Vitigno molto interessante e longevo, il Pecorino nasce nelle Marche e si caratterizza per eleganza e intensità, uniti alla sorprendente capacità di maturazione e di affinamento.

Presenta una spiccata acidità e una intensa mineralità, frutto anche dei suoli argillosi marchigiani. Può maturare anche per alcune decine di anni, una caratteristica che lo avvicina ai grandi vini rossi.

Adatto a vivere in montagna, il Pecorino è un bianco potente, opulento, caldo, profumato. Mediterraneo per storia, colore, profumi e sapore. Espressivo in gioventù come in maturità.

 

Il Pecorino, campione delle Marche picene

Proprio il Pecorino è stato il protagonista principale dell’evento dedicato ai vini Piceni del 28 settembre scorso a Roma, presso la Città del Gusto del Gambero Rosso.

Ben 21 cantine – guidate da Giorgio Savini e Armando Falcioni, rispettivamente presidente e direttore del Consorzio di tutela dei vini piceni – in rappresentanza di un territorio che esprime una viticoltura di grande interesse, ma ancora di relativa fama.

Nella parte sud occidentale delle Marche, tra i fiumi Tronto e Asa, si estende una zona del tutto particolare attorno alla città di Offida, costituito da argille e sabbie ideali per l’allevamento della vite. Le due denominazioni locali – Terre di Offida Doc e Offida Docg – nascono di fatto per valorizzare proprio il Pecorino, vitigno originario di questa zona, come si leggeva già nel Bollettino Ampelografico del 1875, ma assai diffuso anche in Abruzzo e nel Lazio.

Abbiamo assaggiato le etichette di diverse cantine, ricevendo conferme sull’ampio spettro di variabili offerte dalle caratteristiche del vitigno e sulla buona qualità media delle cantine presenti.

Le Vigne di Clementina Fabi

Tra gli altri segnaliamo volentieri la versione 2016 proposta dalle cantine Centanni Giacomo (molto profumato al naso e ricco al palato), il Saggiolo 2016 piacevolmente aromatico dei Vigneti Santa Liberata, il classico e potente Colle Vecchio 2015 di Tenuta Cocci Grifoni, il pecorino 2016 delle Vigne di Clementina Fabi, il profumato e piacevole Ofithe 2016 di Terre Cortesi Moncaro.

Di norma siamo di fronte ad un vino strutturato e complesso con un ampio bouquet: dalle note balsamiche di erbe aromatiche, eucalipto, mentuccia ai profumi di frutta gialla matura, pesche e agrumi. Minerale, fresco e sapido in bocca, con una importante presenza acolica.

 

Semplice e diretta: la Passerina

Cantina San Giovanni

Ma le Marche sono – come altre regioni italiane – luogo di grandi diversità nel campo vitivinicolo.

Non solo, dunque, il redivivo Pecorino, un tempo a rischio estinzione e oggi capace di interpretare un ruolo di capofila dell’enologia del territorio, anche a livello internazionale.

Pensiamo, pertanto, alla Passerina, uva bianca certamente meno impegnativa rispetto al campione regionale, ma accessibile e beverina anche in contesti più semplici.

In genere molto floreale al naso e delicata al palato, l’abbiamo apprezzata in diverse versioni: lo spumante Brut della cantina San Giovanni, la Letizia biologica 2016 di Terre Faggeto, la variante vegana 2016 di Poderi dei Colli.

 

C’è anche un posto per grandi rossi

Cantine di Castignano

Ma, soprattutto, pensiamo alla grande famiglia dei rossi, spesso capaci di reggere il confronto con quelli di altre regioni italiane, molto più famose e di tendenza.

Qui bisogna ricordare che l’areale più ampio delle Marche è costituito proprio dal Rosso Piceno, posto tra la valle del Tronto e quella di Cesano.

La base ampelografica della denominazione è il Montepulciano con un ampio saldo di Sangiovese.

E’ facile trovare versioni nelle quali i due vitigni sono utilizzati in parti uguali, al 50%.

Si tratta di vini rubino scuro, quasi impenetrabili, con quadro olfattivo complesso che va dai frutti di bosco fino al cacao amaro, alla china e alla liquirizia nel progresso dell’età. In bocca è ricco, equilibrato, fresco e giustamente tannico.

Azienda Costadoro

Più stringente il disciplinare dell’Offida Docg Rosso: qui il Montepulciano è protagonista principe (agli altri vitigni resta un saldo del 15%) e l’invecchiamento deve svolgersi in 24 mesi di cui 12 in botti di legno.

Ci piace segnalare, tra gli altri, il Gran Maestro Offida Rosso 2012 di Cantine di Castignano, il Cardinale biovegan Rosso Piceno Superiore 2012 dell’azienda Costadoro, l’Offida Rosso Anghelos 2013 della cantina De Angelis con un saldo di Cabernet Sauvignon, il Davore 2015 della cantina Le Canà, il Rosso Piceno Superiore Roggio del Filare 2013 e l’Offida Rosso Ludi 2014 dell’azienda Velenosi, il Rosso Piceno Superiore Morellone 2012 della cantina Le Caniette.

Cantina Le Caniette

Una menzione ulteriore – per una sorta di ‘fuori concorso’ – all’unico rosato della serata: la Primavera dei Vigneti Santa Liberata, allo stesso tempo fresco, come chiede il genere, ma strutturato, come impone il vitigno di riferimento, il Montepulciano.

Allo stesso modo, val la pena ricordare l’azienda Ciù Ciù, non soltanto per la buona qualità media delle etichette ma anche per essere stata tra le prime ad orientarsi sulle nuove tendenze, investendo sul biologico e sul vegano.

 

‘Bere Piceno’? Un’ottima idea
Il fermento produttivo dell’area picena ha prodotto, negli ultimi quindici anni, risultati molto importanti, grazie alle grandi come alle piccole aziende.

La regione sconta ancora probabilmente una certa marginalità sul piano della comunicazione nel panorama nazionale e soffre la fama di zone più famose e richieste.

Cantina Le Canà

Tuttavia, bisogna riconoscere alla viticoltura marchigiana – e picena in particolare – una qualità media alta e alcune punte di eccellenza capaci di reggere il confronto con etichette e areali ben più rinomati.

Nell’affannosa ricerca di novità enologiche fermarsi a degustare questi prodotti può essere certamente un’ottima idea, proprio grazie alla qualità dei vini e alla buona mano delle cantine che abbiamo apprezzato. In più, la qualità di quest’area vitivinicola è ancora accessibile a prezzi contenuti: anche questo dovrebbe costituire un incentivo al consumo. Insomma, tra bianchi e rossi, una bottiglia di vino piceno può rivelarsi una bella scoperta e un’ottima compagnia.