Guida Vitae 2020, l’Ais “sale” sulla Nuvola e riscopre… i passiti

di Vittorio Ferla

 

E così, per la presentazione della Guida Vitae 2020, l’Associazione Italiana Sommelier ha scelto di “scendere” a Roma.

 

Roma, una scelta strategica

Una presentazione in grande stile all’interno di un “tempio” dell’architettura italiana, la Nuvola di Fuksas all’Eur, la più recente grande opera nata per arricchire il patrimonio storico-artistico della Capitale. Un po’ se ne sentiva il bisogno. Chi frequenta il mondo della sommellerie conosce bene le vicissitudini di questi ultimi anni (legate alla scissione tra Ais e Fis) che sicuramente non hanno aiutato la libera espressione di tutte le potenzialità in una piazza cruciale per il vino: nonostante tutti i suoi guai, infatti, Roma rappresenta il più importante mercato per l’agricoltura italiana oltreché una sede di grandi potenzialità per l’affermazione e la crescita della cultura del vino. La scelta dell’Ais, pertanto, è va salutata con favore.

 

I 22 campioni regionali

Molto interessante, poi, la lista dei 22 Tastevin, il prestigioso premio che l’Ais conferisce alle cantine che hanno impresso una svolta produttiva al territorio di origine, diventando un modello di riferimento di indiscusso valore nella propria zona e riportando alla luce vitigni dimenticati. Si tratta di etichette capaci di rappresentare al meglio le specificità regionali, frutto del mix tra vitigni autoctoni, tradizione vitivinicola locale, metodi di lavorazione del vino, caratteristiche del territorio. Ecco di seguito la lista:

  • VALLE D’AOSTA CHAMBAVE MUSCAT FLÉTRI PRIEURÉ 2017 – La Crotta di Vegneron
  • GAVI DEI GAVI ETICHETTA NERA 2018 – La Scolca
  • OLTREPÒ PAVESE ROSSO CAVARIOLA RISERVA 2015 – Bruno Verdi
  • COLLI EUGANEI FIOR D’ARANCIO PASSITO 2017 – Ca’ Lustra Zanovello
  • TRENTINO VINO SANTO 2002 – Gino Pedrotti
  • ALTO ADIGE SANTA MADDALENA CLASSICO ANNVER 2017 – Pfannenstielhof
  • MALVASIA 2015 – Podversic
  • BERETTE 2017 – La Ricolla
  • COLLI BOLOGNESI RIESLING LE VAIE 2017 – Isola
  • ROMAGNA ALBANA PASSITO DOMUS AUREA 2017 – Ferrucci
  • BRUNELLO DI MONTALCINO POGGIO ALLE MURA RISERVA 2013 – Banfi 
  • AMELIA VIN SANTO CARATELLI AL POZZO 2013 – La Palazzola
  • VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI SPUMANTE BRUT 2013 – Garofoli
  • HABEMUS ETICHETTA ROSSA 2016 – San Giovenale
  • TREBBIANO D’ABRUZZO VIGNA DEL CONVENTO DI CAPESTRANO 2018 – Valle Reale
  • MOLISE ROSSO DON LUIGI RISERVA 2015 – Di Majo Norante
  • TAURASI CAMPORE RISERVA 2008 – Terredora
  • LE BRACI 2013 – Garofano Vigneti e Cantine
  • AGLIANICO DEL VULTURE SUPERIORE SERPARA 2015 – Re Manfredi Cantine Terre degli Svevi
  • ARMACÌA 2018 – Criserà NEROBUFALEFFJ 2016 – Gulfi
  • SANTIGAÌNI 2015 – Capichera

 

Una grande sorpresa: il ritorno dei passiti

Stupisce favorevolmente, poi, la scelta di premiare tra i 22 campioni regionali ben 5 passiti. Si tratta, infatti, di vini oggi troppo sottovalutati o perfino dimenticati. Retrocessi nelle statistiche dei consumi degli ultimi anni, i vini dolci sono viceversa un patrimonio irrinunciabile dell’enologia italiana, capaci di esprimere bene le tradizioni di regioni importanti dal Trentino alla Sicilia. Ecco dunque, di seguito, i 5 assaggi di vini passiti premiati con il Tastevin.

 

1- Passito Albana Domus Aurea 2017 di Ferrucci – Romagna

Un tempo l’Albana era un vino poco impegnativo, prodotto in piccole quantità dai viticoltori di Bertinoro. Negli ultimi decenni ha vissuto una crescita qualitativa che ha portato al riconoscimento della Docg nel 1987. L’Albana è oggi l’orgoglio dell’enologia romagnola: un vino che riassume la tipicità della terra in cui nasce. Il Passito è un vino prezioso: sulle uve, durante l’appassimento, si forma la Botrytis cinerea, la muffa nobile che prosciuga gli acini e ne aumenta la concentrazione zuccherina. Il Domus Aurea proviene da uve scelte sottoposte ad appassimento naturale appese su telai mobili. Ha colore giallo oro lucido con sfumature ambrate, profumo ampio e persistente con sentore di uva passita, miele e frutta matura, sapore delicatamente dolce, ma dotato di grande acidità. Si accompagna con pasticceria secca, biscione reggiano, torta di riso, foie gras, formaggi erborinati, formaggi stagionati.

 

2- Chambave Flétri Prieuré 2017 della Crotta di Vegneron – Valle d’Aosta

La Crotta di Vegneron è una cantina cooperativa: circa 25 soci viticoltori uniti per valorizzare le caratteristiche della Valle d’Aosta (e più specificatamente della zona di Chambave e di Nus) e per promuovere i vitigni autoctoni: il petit rouge, il fumin, il moscato bianco e il pinot grigio. Per realizzare questo vino dolce, i grappoli vengono lasciati appassire in ambienti dedicati e, dopo la vinificazione, in questo caso in acciaio, viene lasciato riposare fino al Natale dell’anno successivo alla vendemmia. Il Vallée d’Aoste Chambave Moscato Passito DOC “Prieuré” è uno dei più stupefacenti passiti italiani, avvolgente ed elegante. Giallo oro brillante, sontuoso bouquet di profumi (cedro e zenzero canditi, fichi secchi, datteri, miele, gelsomino, zagara, erbe aromatiche, mallo di noce), in bocca sembra di masticare una torta di confettura gialla e noci, il sorso è fresco e sapido, la dolcezza è ben bilanciata, la progressione elegante. A fine pasto, si abbina a fegato grasso, formaggi piccanti ed erborinati, crostate di frutta.

 

3- Passito Fior d’Arancio 2017 di Ca’ Lustra Zanovello – Veneto

Il Colli Euganei Fior d’Arancio Docg è un vino basato sul vitigno Moscato giallo e diffuso sulle colline di origine vulcanica situate in provincia di Padova. Introdotta nel Veneto dai veneziani già nel XIII secolo, l’uva moscato esprime profumi intensi, ha buccia spessa e coloratissima, polpa croccante. Il vigneto aziendale si trova a Faedo sulla marna euganea, in Val Cengolina su sabbia trachitica. Dopo 3-4 mesi di appassimento in fruttaio l’uva viene pigiata e lasciata macerare per qualche giorno. Dalla successiva pressatura esce un succo denso, color oro e con una certa tannicità che si lascia fermentare ed evolvere in botticelle di rovere fino alla spontanea stabilizzazione. Colore intenso  con caratteristiche ambrate, naso complesso di mandorla, di zagara e di miele, bocca pastosa, morbida e avvolgente. Accompagna dolci di frutta secca, o i classici “zaeti” veneziani.

 

4- Amelia Vin Santo Caratelli al Pozzo 2013 di La Palazzola – Umbria

Sicuramente uno tra i più importanti vini prodotti dall’azienda La Palazzola, sita in una delle più belle zone vinicole della provincia di Terni. Vinificato da uve Trebbiano Toscano (70%) e Malvasia bianca (30%), questo Vinsanto raggiunge alti vertici qualitativi. Le uve subiscono un appassimento subito dopo la vendemmia, per poi essere pigiate e trasferite all’interno di piccoli contenitori noti come “caratelli”, tradizionalmente lasciati scolmi. È caratterizzato dal giusto tenore zuccherino e alcolico e da buona acidità fissa che contribuisce ad esaltarne i profumi e a mantenerli nel tempo. Colore ambrato e concentrato, naso assai variegato (torrone di noci, mandorle tostate, albicocca secca, vaniglia e miele di castagno), in bocca è ricco e denso, aromatico, ancora fresco, persistente. Ideale con formaggi stagionati, pasticceria secca e cioccolato fondente.

 

5- Vino Santo Trentino 2002 di Gino Pedrotti – Trentino

E’ il vino dolce trentino per eccellenza. All’origine di questo piccolo capolavoro prodotto in Valle dei Laghi c’è un’uva a bacca bianca, autoctona, la Nosiola. Raccolti con cura, i grappoli di Nosiola vengono portati negli appassitoi dove riposano fino alla settimana Santa. Qui vengono distesi sulle arèle, i graticci, un tempo con fondo in canne, oggi con rete metallica dalle maglie più o meno fitte, dove prende avvio il processo di appassimento che ne riduce il peso di oltre un terzo. Responsabile principale del fenomeno è la botrytis cinerea, una “muffa nobile”. Riposa in acciaio per 5 anni e per altri 5 in barrique. Colore ambrato e luminoso, quadro olfattivo variegato e intrigante (albicocca candita, mallo di noce, datteri, fichi, caramella d’orzo e richiami di pasticceria), sorso dolce, fresco e persistente.

 

La sostenibilità ambientale, tema portante della Guida

Il tema portante della sesta edizione della Guida è la sostenibilità ambientale, messa in evidenza da un numero sempre maggiore di aziende che si dedicano a pratiche rispettose della natura. Del resto, in ambito vitivinicolo il nostro Paese gode della flessibilità di un patrimonio ampelografico di immenso valore e della straordinaria variabilità geomorfologica del territorio, un autentico marchio di fabbrica che permette di creare vini dalla forte identità. Come spiegano gli organizzatori, “l’attenzione al cambiamento climatico è rappresentata attraverso una galleria fotografica in cui protagoniste sono le nuvole, sentinelle del nostro pianeta, immortalate mentre campeggiano sui vigneti in molteplici fisionomie: dalla candida purezza alla minaccia temporalesca, dalla staticità stratificata alla fuggevolezza leggiadra e trasognata. Con la loro instabile bellezza, rappresentano un segno del nostro tempo, degli interrogativi che lo attraversano, ma anche della speranza di orizzonti più sereni”.

 

Numeri e curiosità della Guida

Per concludere, sono circa 3.000 i produttori che hanno partecipato alle selezioni e più di 30.000 i vini degustati alla cieca da un migliaio di sommelier. Oltre 600 i vini premiati con il massimo riconoscimento: le Quattro Viti. Sfogliando la guida, inoltre, si ritrovano la Freccia di Cupido, assegnata ai vini in grado di suscitare emozioni al primo sorso, e il Salvadanaio, che identifica una spiccata qualità, con un occhio attento al prezzo di vendita. Da quest’anno è segnalata anche la produzione di olio extravergine d’oliva. Accanto alla guida cartacea, infine, è disponibile la pratica app, un utile strumento da portare comodamente con sé.