Fattoria dei Barbi: continuità e unicità di Montalcino

di Vittorio Ferla

 

“La storia di Montalcino dipende da una strada. Non era un luogo isolato, ma un importante mercato sulla Via Francigena, attraversato dai mercanti e dai pellegrini che andavano a Roma. Parliamo di milioni di persone che si fermavano qui per bere e mangiare. Il Moscadello di Montalcino, infatti, è citato già nel ’500.” A parlare è Stefano Cinelli Colombini, classe 1956, patron della storica Fattoria dei Barbi, sincero e appassionato ambasciatore del Brunello e della sua terra di origine: Montalcino.

Lo abbiamo incontrato qualche settimana fa, nel corso di una splendida degustazione della Fisar di Roma, condotta dal giornalista e relatore Fabio Ciarla.

 

 

 

La storia di Montalcino

“Già nel 1874 – racconta Stefano – Fattoria dei Barbi riceveva premi internazionali per il suo vino. È stata la prima azienda a fare vendita per corrispondenza e la prima cantina aperta al pubblico. Ma nel 1964 la costruzione dell’Autostrada del Sole cambia completamente la storia di Montalcino. I viaggiatori non transitano più da qui. Poche aziende sopravvivono. Arriva la miseria. Gli abitanti diminuiscono del 70%. In più, viene abolita la mezzadria e le aziende restano senza manodopera. Montalcino diventa un deserto e deve reinventarsi dal nulla. Nasce così il Consorzio del Brunello che avvia la promozione in giro per il mondo. Dopo il ’75 arrivano produttori da fuori che si adeguano alla filosofia generale del Brunello che, negli anni ’80, diventa la prima Docg d’Italia”.

Da quel momento quasi soltanto successi (tranne la parentesi dello scandalo del Brunello del 2007).

“Wine Spectator – continua Stefano – inserisce tre cantine del Brunello tra le migliori 100 del mondo. Nasce la doc Rosso di Montalcino, una doc ‘di ricaduta’ che serve per coprire le spese nell’attesa del prodotto più affinato e nobile. Per il Brunello cominciano a decollare i prezzi. Gli anni ’90 sono straordinari e, più di tutti, l’anno 1997, davvero una grandissima annata”. L’area del Brunello di Montalcino diventa uno dei luoghi del mito riuscendo a superare anche l’anno dello scandalo: il 2007.

 

La filosofia del Brunello

Ecco come si può sintetizzare il Brunello, secondo Stefano Cinelli Colombini: “un grande coro di voci; tanti solisti che cantano in coro la stessa melodia”.

Per spiegare meglio questo motto, Stefano parte da un vino: il Brusco dei Barbi. “Il Brusco è il Brunello prima del Brunello. I montalcinesi amano il vino vecchio affinato, non quello giovane. Nel Brusco le bucce stanno insieme al vino fino a Pasqua. Questo è un vino di giugno. Sembra avere molti anni di età. Il Brunello nasce in questo contesto culturale. Anche il vino giovane qui è invecchiato”.

“Il Brunello – spiega Stefano Cinelli Colombini – è un sentire comune. Se assaggi 100 Brunello diversi capisci che sono figli della stessa famiglia. Con il Chianti non è così: sono tutti diversi. Il Merlot e il Cabernet li pianti ovunque e ovunque hanno lo stesso sapore. Per il Nebbiolo, il Sangiovese e il Nerello mascalese non è così. Puoi farli solo nella loro terra. In più, tutti i produttori del Brunello abitano a Montalcino. Noi siamo uguali a noi stessi. Abbiamo sempre la stessa linea”.

 

 

Di seguito la degustazione di alcune etichette presentate nel corso della serata Fisar di Roma.

 

Brusco dei Barbi 2017

Affinato in acciao. Rosso rubino. Profumi di lampone e fragolina di bosco, con note speziate e lievemente floreali. Snello, fresco ma importante in bocca. Qualche sentore di legno proviene dalle bucce. Un vino di estrema eleganza.

 

Rosso di Montalcino 2017

Rosso brillante con unghia violacea. Fruttato e speziato. In bocca frutta fresca e croccante con una piacevole nota amara e una grinta acida.

Brunello di Montalcino 2013

Rosso intenso scuro. Profumo complesso di frutti a bacca rossa, dai lamponi alle visciole, unito al sentore di rosa canina. Si distinguono chiaramente le note di menta e liquirizia. Ha un retrogusto di frutta candita e di arancia rossa e una lunga persistenza. Allo stesso tempo accattivante ed equilibrato.

 

Vigna del Fiore 2010

Una grande scoperta: vino dal carattere e dal gusto femminile. Presenta note di marasca matura, di cannella, pepe bianco, roccia bagnata e cipria. Struttura carnosa, tannino fitto. Un vino bilanciato, elegante e persistente. Può invecchiare per almeno 50 anni.

 

Brunello di Montalcino riserva 2006

Assaggiato a 12 anni dalla vendemmia è ancora freschissimo. Rotondo, morbido, ricco nel sorso, lungo in bocca. Naso di frutta rossa, amarena, ma il carattere è dato dal profumo di eucalipto e dalle note muschiate. Caldo, avvolgente e austero. Retrogusto agli aromi di bosco.