Conti Zecca, impresa e nobiltà nelle terre del Negroamaro

di Vittorio Ferla

 

“La vendemmia si svolge a partire da metà agosto e finisce a fine settembre. Si comincia con Pinot grigio, Malvasia bianca, Chardonnay e Vermentino. Meccanizzata al 60-70%, ma viene fatta manualmente per le selezioni”. A parlare è Francesco Frisenda, responsabile commerciale dell’azienda agricola Conti Zecca, che ci accompagna nella visita che abbiamo fatto nel tempo della vendemmia. Si comincia dalla tenuta di Santo Stefano dove è in corso la vendemmia di Primitivo.

 

Tempo di vendemmia
“I Giapponesi sono molto esigenti – confida Frisenda – chiedono le foto della vendemmia, delle  pedane, delle cassette, del capannone”. Nel frattempo, assistiamo alla raccolta manuale dell’uva che viene raccolta nelle cassette. “Sposiamo completamente la filosofia per la quale il vino nasce in campagna. Qui a Santo Stefano abbiamo svolto un anno di prove sul biologico. Abbiamo sperimentato procedure di agricoltura integrata per la riduzione dell’erosione e degli usi di acqua per l’irrigazione. Nei 4-5 ettari di Negroamaro di Santo Stefano, la vendemmia si realizza in forma meccanizzata ma attenta, con lo scuotimento delle piante per far calare i grappoli. I grappoli raccolti non sono mai sovrapposti: li disponiamo su un unico strato per evitare muffe e respirare. La selezione delle uve avviene più sulle piante con la scelta dei grappoli integri e sani. Abbiamo all’opera 30 persone per tagliare e 10 per caricare”. Entriamo tra le vigne e raccogliamo le testimonianze degli operai. Nella vendemmia sono impegnate tante donne, la nostra presenza con le foto e i video diventa un momento di allegria. “D’altra parte – spiega Frisenda – il lavoro in campagna è lungo e duro: a settembre per il Negroamaro c’è rischio brutto tempo e ci vuole più tempo per la raccolta”.

 

Impresa e nobiltà: la storia della famiglia Zecca
La storia dell’azienda Conti Zecca ha radici antiche. Francesco Antonio Zecca, imprenditore agricolo di origini napoletane, si trasferisce a Leverano alla fine del ’500. Nel corso del XVII secolo, il Salento rappresenta la regione vitivinicola europea per eccellenza e l’esportazione di uva e vino sfuso. Un territorio molto assolato, il cui clima mediterraneo si caratterizza per le estati lunghe e calde e le costanti brezze marine che, spirando costantemente sui vigneti, contribuiscono alla salubrità delle uve con la loro naturale azione antiparassitaria. Il suolo è di natura prevalentemente argillosa, ma sono presenti anche terreni di composizione fini e calcaree, dagli spessori limitati e dal buon drenaggio, e terreni rossi e ciottolosi, ricchi di minerali, così che l’intera area offre un habitat ideale a diverse varietà di uva. La vocazione vitivinicola principale è per le uve a bacca rossa: il Salento è il regno del Negroamaro, una varietà autoctona che si presenta con polpa ricca e grappolo compatto. Ma nelle tenute di Conti Zecca si trovano anche il Primitivo, altro vitigno principe pugliese e l’Aglianico, con le sue origini greche. Non a caso, il vino è fra le principali risorse finanziarie del Regno borbonico.  Grazie a questo commercio, gli scambi con Francia, Inghilterra, Svezia e Danimarca diventano molto intensi. In questo contesto, la famiglia Zecca assume nello sviluppo del territorio un ruolo di spicco che la porterà ad ottenere anche il titolo nobiliare quando papa Leone XIII conferisce il titolo comitale a Giuseppe. Ai primi del ’900 Alcibiade, figlio di Giuseppe, sperimenta i primi metodi di imbottigliamento: vengono prodotti i primi fiaschi di vino rosso denominati Saraceno, dall’omonima tenuta. La fondazione di una moderna ed efficiente cantina a Leverano risale al 1935, sempre ad opera di Alcibiade.

 

Una viticoltura moderna nelle terre del Negroamaro
Negli anni ’40 Giuseppe, figlio di Alcibiade, riforma il sistema di conduzione a colonìa, ammoderna la cantina e si dota di macchinari necessari alla gestione in proprio dell’intero ciclo produttivo. Nasce la prima etichetta di vino Conti Zecca: Donna Marzia. “L’etichetta prende il nome da una delle tenute di famiglia – spiega Frisenda – estesa su 100 ettari, molto vicina al mare e caratterizzata da terreni di origine alluvionale e calcareo, che ancora oggi esprime la linea di prodotti tutti destinati alla grande distribuzione. Il punto di partenza, ma anche la sede dei progetti futuri: a Donna Marzia nasce la masseria che diventerà struttura ricettiva per clienti e agenti”. Siamo ormai ai giorni nostri. Negli anni ’90, la direzione dell’azienda passa ai quattro fratelli Zecca: Alcibiade, Francesco, Luciano e Mario, gli attuali proprietari. “Oggi l’azienda si estende su 800 ettari tra Lecce e Brindisi di cui 320 ricoperti da vigneti, tutti di proprietà. L’azienda agricola – assicura Frisenda – lavora solo uve di proprietà. Tutta la filiera è interna: dalla scelta dei cloni alla commercializzazione. Abbiamo il controllo totale di 320 ettari di vigneto. Siamo impegnati nelle pratiche necessarie per garantire un buon rapporto qualità/prezzo. Abbiamo prospettive di crescita: nuovi vigneti in nuove terre, 200 barrique nuove per il Terra (che è un barricato di 6 mesi), aumentare la produzione di bottiglie di alcune etichette”.

 

Una produzione importante

I numeri di Conti Zecca sono importanti: “2 milioni e 500mila bottiglie prodotte, il 30-35% va all’estero – spiega Francesco Frisenda – soprattutto nel Nord Europa, Germania, Francia, Belgio. Ma anche Usa, Cina e Giappone, soprattutto nell’ambito dell’Horeca. Il Primitivo è il nostro vitigno più conosciuto e diffuso all’estero. Il Negroamaro lo stiamo aiutando ad imporsi anche negli altri paesi. In Italia vendiamo il 60-65% della produzione complessiva. La gran parte (60-70%) va nel circuito della GDO (Esselunga, GS, Carrefour, Ipercoop, Conad Puglia) e il 30% nei circuiti delle enoteche, degli hotel e della ristorazione di qualità. Siamo ben presenti nel Centro Italia a Roma, Frosinone, Latina, Bologna, Brescia, Milano, Napoli. Gli obiettivi dei prossimo anni sono, da una parte, l’estero e, dall’altra parte, l’Horeca nazionale”.

 

Le selezioni da Tenuta Cantalup

Le quattro tenute di famiglia si chiamano Cantalupi, Donna Marzia, Saraceno, Santo Stefano. Ciascuna di esse ha una storia da raccontare. Una delle storie più ricche di passioni è quella della tenuta Cantalupi, che è anche la tenuta dai terreni più profondi dove, tra i filari di Negroamaro e Malvasia, nascono i vini di punta dell’azienda, vini più strutturati e importanti (qui leggete le nostre degustazioni).

La storia narra di Concetta, figlia minore del vignaiolo, che fece innamorare Pietro, giovane contadino al servizio del padre, complice l’estate delle calde terre salentine. “Gli amanti – si legge nel racconto – s’incontravano ogni notte alla luce bianca della luna. L’amore sembrava crescere di notte in notte, come seguendo il lento incedere delle fasi lunari. Ma al primo spicchio mancante Concetta si mostrò silenziosa. Quando Pietro le sussurrò le consuete parole suadenti, lei volse lo sguardo alla luna ed un vento freddo serpeggiò tra i filari. Gli occhi di Concetta rimasero fissi sul riverbero nel cielo. La notte seguente Pietro l’aspettò invano seduto a terra tra le vigne, contando i fili di erba bagnata. E così la notte successiva. Nel podere circolò la notizia che Concetta non si era più alzata dal letto, dove giaceva muta con quei nuovi occhi senza luce. Pietro non volle credere alle dicerie e tornò ogni notte ad attendere il suo amore sotto la luna calante, che sembrava non curarsi più di lui. La attese per mesi, senza più cibo e parole. Quell’inverno, il più rigido di sempre, nelle notti di luna piena i contadini sentirono per la prima volta ululare un lupo, che non aveva mai abitato le loro terre. C’era qualcosa di straziante in quel suono senza pace, che ricordava il lamento di un uomo. Si mormorava che il lupo si recasse sempre nello stesso luogo, come in attesa di qualcosa che non arrivava mai”. Gli abitanti, commossi dal suo canto struggente, videro il lupo non più come una minaccia, ma come perenne protettore della vigna.

 

Una delle più grandi barricaie del Sud Italia

“A 6-7 km dal mare – spiega Greta Persano, responsabile comunicazione dell’azienda – c’è un terreno di esperimenti curato dall’enologo dell’azienda e la cantina di trasformazione dove si sviluppano tutte le diverse fasi della lavorazione: la zona per la pesatura, la pigiodiraspatrice, i contenitori di cemento e resina epossidica per le fermentazioni, le botti per l’affinamento. Privilegiamo la pressatura soffice, i raspi sono utilizzati come fertilizzanti, le vasche di cemento sono usate per i vini giovani non strutturati, una parte della antica cantina del ’35 è utilizzata per lo stoccaggio, i vinificatori in acciaio con le eliche per il vino novello, i tini di acciaio per i vini rossi strutturati in ambiente refrigerato e controllato. Da qui passano il Negroamaro, il Primitivo, la Malvasia nera, l’Aglianico, il Merlot, il Cabernet Sauvignon. Imbottigliamo 50mila unità all’ora. Possiamo contare su 50 botti di rovere austriaco da 30hl per le riserve (Negroamaro e Primitivo in purezza con un anno di affinamento in legno, più il Cantalupi Salice Salentino doc riserva) e su più di 1600 barrique  e botti grandi si rovere francese per alcune selezioni top: Luna, un blend di Chardonnay e Malvasia bianca che fa 6 mesi di legno; Nero, un mix di Negroamaro e Cabernet Sauvignon che fa 18 mesi barrique e un anno in botte grande; Terra, 85% di Aglianico e 15% di Negroamaro; Rodinò, un Primitivo in purezza. La nostra barricaia è una delle più grandi del Sud Italia”.

 

Leverano e il Negroamaro

La storia di Conti Zecca è strettamente intrecciata con la città di Leverano e con il vitigno Negroamaro. Leverano (“Liranu” nel dialetto locale), conosciuta come la “città dei fiori”, è un centro agricolo che conta circa 14 mila abitanti. Estesa su una fertile pianura, a pochi chilometri dalla costa ionica, si distingue per produzioni d’eccellenza: il vino, l’olio, l’ortofrutta e i fiori. Il clima mite e la fertilità dei terreni ha incoraggiato la famiglia Zecca a stabilirsi in questa zona nel 1580 e qui intraprendere la sua attività imprenditoriale, contribuendo insieme ad altre realtà locali a fare di Leverano uno dei centri agricoli più attivi della zona. L’iniziativa più recente per lo sviluppo di questa zona e per la promozione del suo vitigno principe, il Negroamaro, è la manifestazione podistica che vede centinaia di partecipanti in gara tra le vigne della zona, con partenza e arrivo nella cantina di Conti Zecca.