Aìtala, vini di famiglia: una piccola storia dell’Etna

di Vittorio Ferla

La Contrada Martinella – che prende il proprio nome da San Martino, santo tradizionalmente legato al vino – è una delle contrade semisconosciute che stanno facendo la fortuna dei vini dell’Etna. Arriviamo in questa zona particolarmente vocata ai vini pregiati alla fine di dicembre. Ma sembra davvero un giorno di primavera. In genere, la contrada Martinella è particolarmente ventosa, con un tipico clima di montagna e con forti escursioni termiche tra il giorno e la notte. Insomma, un clima ideale per l’allevamento della vite.

 

C’era una volta sull’Etna

Proprio qui si trovano tre piccoli appezzamenti dell’azienda Aìtala. “È difficile trovare grandi fondi in queste terre. L’Etna è caratterizzato da una estrema polverizzazione aziendale”. A parlare è Rocco Trefiletti, contitolare delle vigne con la moglie Giuseppa Rita che ci accoglie tra i filari. “Il nucleo originario di queste campagne – spiega Rocco – è stato suddiviso tra le tre figlie femmine della mia bisnonna. La storia della vigna che oggi noi possiamo raccontare comincia dunque dalla bisnonna Concetta. Anche mio padre aveva le sue vigne: mio nonno possedeva degli appezzamenti in contrada Rovittello. Ma la vigna da cui tutto parte è un’eredità di mia madre”.

Rocco Trefiletti e Vittorio Ferla

Rocco Trefiletti e Vittorio Ferla

Parliamo di anni assai lontani. Anni in cui il vino veniva trasportato da Castiglione di Sicilia nel vicino porto di Riposto per essere imbarcato per destinazioni lontane, dove veniva utilizzato, date le caratteristiche, come vino da taglio.

“Mio padre all’inizio non volveva investire perché il fondo era intercluso (ndr privo di accesso pubblico). Poi abbiamo acquistato e, pezzo dopo pezzo, abbiamo messo insieme una misura sufficiente per la produzione. Oggi alleviamo Nerello mascalese, Syrah, Carricante, Catarratto e Minnella”. Il suolo di contrada Marinella è vulcanico e presenta caratteristiche ideali per produrre vini, anche da invecchiamento, particolarmente eleganti e minerali. “Il terreno è molto sciolto, permeabile e ricco di scheletro, l’acqua non ristagna, insomma, ideale per le vigne”.

 

Un mix di conduzione familiare e agricoltura biologica

Siamo un’azienda molto piccola: produciamo poche migliaia di bottiglie. Abbiamo scelto la concimazione biologica con la semina di luppini a filari alterni di anno in anno. Arricchiamo il terreno di sostanza organica e di azoto. Ovviamente, niente diserbanti né prodotti di sintesi. L’operaio leva l’erba manualmente. Contro le malattie fungine usiamo solo prodotti tradizionali come verderame e zolfo. Nel territorio non c’è peronospera, di più l’oidio: ma si contrasta, evitando l’umidità, con la corretta gestione della pianta, con la ventilazione e con la pulizia del terreno da erbe infestanti”. Ecco la ricetta di Rocco, che si definisce, con un pizzico di autoironia, un “geometra di campagna“.

“Abbiamo scelto il sistema a spalliera – continua – per favorire la potatura e le altre operazioni di vigna: qui abbiamo scelto la forma di allevamento a spalliera con cordone singolo a 4 speroni, preferibile dal punto di vista dell’abbattimento dei costi. L’alberello è la tradizione qui sull’Etna, ma la ventilazione e l’insolazione assicurata dalla spalliera può garantire livelli qualitativi simili o addirittura superiori alla forma di allevamento ad alberello. Il lavoro di manutenzione – dai pali che si rompono e devono essere sostituiti alla vite da reinnestare – è continuo. In più, il Syrah possiede un’eccessiva vigoria che dobbiamo contenere”.

 

Dalla ‘fossa della neve’ ai mercati internazionali

La famiglia Trefiletti-Aìtala ha quattro vigneti attualmente in conduzione, tutti in territorio etneo, ad un altitudine che varia dai 500 ai 750 mt sul livello del mare: oltre alle Contrade Martinella e Vignazza a Linguaglossa, ci sono vigne in contrada Solicchiata a Castiglione di Sicilia e in contrada Terremorte a Piedimonte Etneo.

“Abbiamo circa 2.500 metri quadri di vitigni a bacca bianca. Il resto dei 30.000 metri quadrati aziendali sono investiti a vitigni a bacca nera e precisamente a nerello mascalese con qualche vite di Nerello Cappuccio.

 

Bottiglie Aìtala

Bottiglie Aìtala

Ci tengo a dire però che imbottigliamo solo se c’è qualità. Altrimenti ci limitiamo a vendere il vino sfuso, che pure garantisce liquidità in un momento in cui vendere è sempre molto difficile”.

Le viti di carricante, catarratto e minnella si coltivano a 550-600 metri s.l.m. nei pressi della ‘fossa della neve’: “era una buca dove veniva stoccata la neve. Veniva trasportata di notte dalle alte quote dell’Etna e coperta con la terra.

Quando richiesta, era trasportata a Catania e Acireale per fare granite e gelati”.

Oggi le granite non si fanno più con la neve. Né il nerello mascalese prende il largo in forma anonima per dare vigoria ai vini del nord. “Al di là del mercato italiano e siciliano, possiamo contare ormai su una quota di export all’estero che supera il 25 per cento: le richieste arrivano soprattutto da Stati Uniti, Germania, Danimarca, Belgio e Olanda. Sempre più interessante è diventato il mercato inglese che comincia ad apprezzare le peculiarità organolettiche di vini d’alto profilo come il nostro Etna doc”.

 

Sapori di campagna sotto il vulcano

Rocco e Giuseppa ci fanno sentire a casa. Un tavolino pieghevole predisposto per l’occasione, apparecchiato con garbo ed eleganza nel cuore della vigna. Una presentazione di piccoli assaggi di Sicilia: olive, formaggi, salumi. E, per finire in bellezza, la potenza minerale di vini ‘lavici’, bianchi e rossi, tutti da gustare.

L'Etna innevato

L’Etna innevato

“Quali sono le motivazioni che mi spingono? In primo luogo – spiega Rocco – il rispetto assoluto dei miei avi. Sento di continuare la tradizione di famiglia. Mio nonno produceva fino a 800 ettolitri che partivano per il nord dal porto di Riposto. In secondo luogo, il rispetto verso questo territorio. Amo queste contrade. Ho tanti impegni in varie attività sociali e di volontariato. Tra questi, c’è l’Enoteca regionale siciliana di Castiglione di Sicilia di cui sono vicepresidente. Infine, penso ai miei figli: un maschio di 18 anni, una ragazza di 14. Spero che possano continuare l’attività. Il business non è così importante: la campagna è una scelta di vita”.

Il sole comincia a scivolare dietro l’Etna. Giuseppa ci saluta: comincia a sentire freddo e rientra in macchina dopo aver rimesso ordine nel nostro aperitivo campestre. Prima di lasciare Martinella, Rocco ci chiede di voltarci per guardare la cima dell’Etna al tramonto e fissare questa immagine nella memoria. Grazie Rocco, ce ne ricorderemo certamente.