Quanto si mangia nei film di Tarantino

di Ilaria Donatio

I film di Quentin Tarantino sono violenti, certo. I dialoghi sfrontati, barocchi e conditi di abbondante humor nero: potete affermare forse il contrario?

Ma quando i personaggi di Tarantino non sono coinvolti in qualche sparatoria o non sono intenti a guidare un’automobile, ecco, allora con ogni probabilità, sono impegnati a mangiare.

Tarantino, attraverso il cibo, caratterizza un personaggio: ce lo descrive, per il suo tramite, sì, affamato, ma soprattutto ne tratteggia la personalità, l’indole.

 

Il cibo in Quentin

Il cibo nei film di Tarantino diventa, spesso, una questione di principio mentre è – sempre – una prova di forza o un gioco di potere. Mangiare, nei suoi film, può simboleggiare un momento di debolezza oppure uno in cui all’improvviso si viene illuminati da un’intuizione. Ancora: può essere il veicolo attraverso cui suggellare un legame, il collante che tiene insieme due persone, anche in modi inattesi, oppure un’arena, su cui i personaggi dei suoi film si sfidano gli uni gli altri.

 

Il cibo al posto delle parole

Così, la scelta di un piatto da mangiare diventa come una scelta di vita che, dunque, avrà sempre delle conseguenze. Il cibo coglie la stessa potenzialità del linguaggio. Ed anche i suoi limiti: nei momenti cruciali, i personaggi dei film di Tarantino cucinano, e la preparazione di un pasto diventa così un atto di cura verso un’altra persona o, alternativa, di violenza.

 

Arma o carezza

Un sacchetto di patatine può servire a nascondere un’arma o è il cibo stesso a essere scagliato contro qualcuno per ferirlo. Anche il caffè non è mai solo un caffè: definisce i rapporti di forza, e sono la “scusa” per discutere della quantità o della qualità delle cose. Quello che i personaggi bevono e il tempo che impiegano per bere, rivelano sempre fiducia in se stessi oppure compiaciuto sadismo. Così, bere un drink diventa il momento per riaffermare la propria mascolinità o la propria femminilità e dove il nome delle cose non ha più alcuna importanza.

 

Verità e finzione

La verità è che Tarantino adora utilizzare il cibo per sdrammatizzare una scena, imprimere una spinta comica a una conversazione troppo cupa o, addirittura, far avanzare un plot: non delude neppure in Django Unchanained (giunto nelle sale italiane nel 2013), con protagonisti Jamie Foxx e Leonardo DiCaprio – il Calvin Candie, signore di “Candyland” che fa lottare i suoi schiavi per sport – che nel girare la scena, molto intensa, di una cena formale, si ferisce la mano a furia di sbatterla con violenza sul tavolo ma non smette di recitare nonostante il sangue che scende copioso, tanto da avere bisogno di diversi punti di sutura alla fine delle riprese.

Ma da Le iene a Bastardi senza gloria, è lunga la serie di scene in cui il cibo è al centro della scena e dove il regista più pulp di sempre, dà sfogo a un’altra sua passione: quella di dare vita a una serie di fake brands, marche inventate di sana pianta e inserite ad hoc su bevande e cibi.

Partiamo dal principio: da Le iene.

 

Le iene

Reservoir Dogs – primo lungometraggio di Tarantino del 1992 , distribuito in Italia dapprima con il titolo Cani da rapina e, in un secondo tempo e con successo, ridistribuito con il titolo Le iene – si apre con una lunga scena che si svolge a tavola, all’interno di un ristorante. Il gruppo di rapinatori professionisti discutono – chiamando a raccolta amenità più o meno oscene – su quale sia il significato nascosto di Like a virgin di Madonna.

 

 

A un certo punto, al momento della mancia, Steve Buscemi – che interpreta il ruolo di mister Pink (ciascuno dei malavitosi ha per nome d’arte un colore diverso) – parte con una invettiva  contro la filosofia della mancia: “Io non lascio una mancia perché la società ha deciso che devo farlo”, dice, “la lascerò solo a qualcuno che se lo sarà meritato, ma la mancia lasciata automaticamente, quello proprio no”.

 

Insomma, il cibo – anche in Tarantino – è la scusa per prendere posizione sulla qualsiasi, o almeno per provare a farlo, riaffermando così il proprio ruolo nel gruppo umano di cui si fa parte.

La seconda puntata sul lavoro di Tarantino è dedicata a Pulp Fiction: il film in cui, più di ogni altro, i personaggi mangiano e bevono dall’inizio alla fine. Mentre tutto il resto accade.