Vinitaly 2017: ecco i vini che danno lavoro

Nel 2016 si stima che il vino abbia offerto opportunità di lavoro ad un milione e trecentomila persone: è quanto emerge dalla prima analisi di Coldiretti al Vinitaly di Verona. 

I vini che danno lavoro

In particolare, con un totale di 19,4 milioni di ore impiegate all’anno in provincia di Chieti, è il Montepulciano d’Abruzzo Doc il vino italiano che dà più lavoro a livello locale, davanti al Puglia Igt con 16,5 milioni nella provincia di Foggia e alla Doc Sicilia con 16 milioni di giornate in quella di Trapani.

Lo studio evidenzia, sottolinea la Coldiretti, il ruolo del settore vitivinicolo per l’economia e il lavoro nel Mezzogiorno, ma l’impatto occupazionale è rilevante anche al Nord. 

Al quarto posto – secondo l’analisi realizzata  dall’Organizzazione degli imprenditori agricoli – si piazza il lombardo Oltrepò Pavese Doc, con 14,2 milioni di ore di lavoro, davanti a un “collega” del Piemonte l’Asti Docg per produrre il quale ne servono “solo” 13,4 milioni insieme al Barbera d’Asti. 

Al sesto posto – precisa Coldiretti – il pregiato Amarone della Valpolicella Docg con 13,1 milioni di ore a Verona dove pesa anche il Soave Docg seguiti da un altro gioiello della regione che ospita il Vinitaly, il Prosecco Docg con 12,9 milioni di ore a Treviso. 

Ci sono poi i piemontesi Barolo Docg, Barbaresco Docg, Langhe Doc e Roero Docg a Cuneo (12,4 milioni di ore), il Gavi Docg ad Alessandria (10,9 milioni di ore), mentre a chiudere è il Castel Del Monte Doc pugliese, con 9,4 milioni di ore lavorate nella provincia di Bari dove di rilievo c’è anche il Puglia Igt. 

“Il settore del vino dimostra più di altri che l’agricoltura è in grado di offrire opportunità di lavoro, anche a chi vuole integrare il proprio reddito”, ha affermato il Presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo nel denunciare che “la prima vendemmia senza voucher rischia però di far perdere 25mila posti di lavoro”. 

I vini più venduti

Un’altra analisi siglata Coldiretti e presentata al Vinitaly evidenzia risultati sorprendenti con un profondo cambiamento nelle abitudini di consumo degli italiani che premiano anche negli acquisti di vino le produzioni legate al territorio

Nella classifica dei primi dieci vini che nel 2016 in Italia hanno fatto registrare il maggior incremento delle vendite, infatti, nessuno è internazionale. Nel tempo della globalizzazione gli italiani bevono locale con il vino a “chilometri zero” come dimostra il fatto che al quarto posto si posiziona il Pecorino con un aumento del 19% (Marche /Abruzzo) e al quinto con un +14% il Primitivo (Puglia). 

Il Pignoletto (Emilia-Romagna) conquista la sesta posizione con un +13% seguito dal Custoza con un +10,5%. A pari merito all’ottavo posto con un +10% sono il Negroamaro (Puglia) e il Lagrein (Trentino-Alto Adige) mentre il decimo posto (+10%) è appannaggio del Traminer (Trentino-Alto Adige).

Il vino più venduto in assoluto nei supermercati italiani è il Lambrusco (Emilia-Romagna) con 13,1 milioni di litri: a conferma – sostiene Coldiretti – di quanto siano pericolosi i tentativi di minare la distintività delle produzioni come dimostra la recente discussione comunitaria sulla liberalizzazione dei nomi dei vitigni fuori dai luoghi di produzione.

 “Il futuro dell’agricoltura italiana ed europea dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali che sono state la chiave del successo nel settore del vino dove hanno trovato la massima esaltazione”, ha affermato Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti.