Il cibo che serve: sprecare non è ammissibile

Fare la lista della spesa, leggere attentamente la scadenza sulle etichette, verificare quotidianamente il frigorifero dove i cibi vanno correttamente posizionati, effettuare acquisti ridotti e ripetuti nel tempo, privilegiare confezioni adeguate, scegliere frutta e verdura con il giusto grado di maturazione, preferire la spesa a km 0 e di stagione che garantisce una maggiore freschezza e durata, riscoprire le ricette degli avanzi, dalle marmellate di frutta alle polpette fino al pane grattugiato, ma anche non avere timore di chiedere la doggy bag al ristorante.

I consigli di Coldiretti

Sono alcuni dei consigli elaborati dalla Fondazione Campagna Amica della Coldiretti per la giornata nazionale di prevenzione dello spreco che si celebra oggi. Secondo l’indagine Coldiretti, quasi tre italiani su quattro (71%) hanno diminuito o annullato gli sprechi alimentari nell’ultimo anno mentre il 22% li ha mantenuti costanti ma c`è anche un 7% che dichiara di averli aumentati.

Il risultato è che nonostante la maggiore attenzione il problema resta rilevate con lo spreco di cibo che nelle case degli italiani ammonta ancora a circa 145 kg all’anno per famiglia secondo Waste Watcher.

Agli sprechi domestici che secondo la Coldiretti rappresentano in valore ben il 54% del totale vanno aggiunti quelli nella ristorazione (21%), nella distribuzione commerciale (15%), nell’agricoltura (8%) e nella trasformazione (2%) per un totale di oltre 16 miliardi in un anno.

Piatti antispreco

Nelle case – sostiene la Coldiretti – il 63% degli italiani che ha ridotto lo spreco utilizza quello che avanza nel pasto successivo. Sulle tavole degli italiani sono tornati i piatti del giorno dopo come polpette, frittate, pizze farcite, ratatouille e macedonia. Ricette che non sono solo una ottima soluzione per non gettare nella spazzatura gli avanzi, ma aiutano anche a non far sparire tradizioni culinarie del passato secondo una usanza molto diffusa che ha dato origine a piatti diventati simbolo della cultura enogastronomica del territorio come a ribollita toscana, i canederli trentini, la pinza veneta o al sud la frittata di pasta.

“Diminuisce lo spreco alimentare in Italia. Non solo, le eccedenze recuperate e destinate ai più bisognosi sono aumentate del 20% e si è potuto anche così garantire cibo a più di un milione e mezzo di persone”. Così il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, sul suo profilo Facebook.

Il cibo che serve

Il cibo che serve” è un progetto  finanziato dalla Regione Lazio, per il recupero di frutta, verdura e generi alimentari freschi in scadenza, nell’ambito del bando per il “contrasto delle povertà estreme e della marginalità sociale”: durerà un anno ed è l’evoluzione di un precedente progetto delle Acli di Roma,’Il pane a chi serve’, dove il recupero si limitava al pane.

Il progetto ha raggiunto obiettivi importanti: 76.500 chilogrammi di pane recuperato nel 2017, per un valore di circa 200mila euro. A permettere ad Acli di raggiungere questo risultato sino stati i 45 panifici, le 44 associazioni e i quattro municipi che hanno partecipato al progetto. Una rete simile a quella che permetterà la realizzazione del nuovo progetto che coinvolge sei municipi, 120 realtà produttive (tra ristorazione,mercati servizi di catering, negozi al dettagli, grande distribuzione). “L’obiettivo – ha spiegato Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma – è quello di raggiungere 3.000 persone ogni giorno, anche all’app che ‘Roma che serve’ che realizzeremo prossimamente”.

Ecco “Share a meal”

Nelle mense scolastiche italiane quasi 1/3 dei pasti viene gettato nell’immondizia, circa 120 grammi di cibo per studente a pasto, mentre lo spreco alimentare continua a pesare per circa l’1% sul Pil nazionale (circa 16 miliardi in un anno), nonostante gli italiani abbiano dimezzato nell’ultimo anno la quantità di avanzi gettati. È a partire da questi dati che oggi, nella Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare, World Food Programme Italia e Unilever hanno rinnovato il loro impegno, sottolineando la necessità  di sensibilizzare la popolazione, iniziando dai più giovani.

Nasce così la seconda edizione di ‘Share a meal’, progetto del World Food Programme Italia e di Knorr, che punta a costruire una rete virtuosa di scuole anti-spreco inter-generazionali attraverso laboratori pratici per creare menu sostenibili dal punto di vista nutrizionale, sociale e ambientale, coinvolgendo direttamente studenti degli istituti alberghieri, che faranno del cibo il proprio lavoro, e bambini delle scuole primarie, cittadini e consumatori di domani. Riuscire a recuperare gli alimenti sprecati nel mondo, infatti, significherebbe alimentare 870 milioni di persone in tutto il pianeta.

‘Share a meal’ fa parte di una collaborazione tra Knorr e Wfp avviata nel 2014 che finora ha consentito di donare l’equivalente di circa 4 milioni di pasti nelle scuole del Kenya. Secondo gli ultimi dati di World Food Programme, infatti, ad oggi ancora una persona su dieci non ha cibo a sufficienza per svolgere una vita sana e quasi la metà dei decessi dei bambini al di sotto dei 5 anni è dovuta ad una scarsa alimentazione. Il costo sociale ed economico annuale della malnutrizione ammonta a 3,5 trilioni di dollari, equivalenti a 500 dollari a persona a livello globale.