ABCvino – I contenitori per il vino, dall’otre (di ritorno) all’acciaio

di Fabio Ciarla

Manca solo l’otre, poi il cerchio sarà completo. I contenitori per la conservazione del vino hanno vissuto un percorso di evoluzione e ritorno alle tradizioni come pochi altri strumenti dell’agroalimentare.
 
Storia e curiosità
reperto-otre

Otre etrusco

Le ultime novità a livello enologico parlano di anfore e di coccio-pesto, rimandando a forme e materiali le cui origini si perdono nella notte dei tempi. A dire il vero, appunto, forse il primissimo contenitore, utilizzato dai nostri avi, fu di origine animale.

Parliamo, come per altri liquidi, dell’otre, realizzato con la pelle conciata di una pecora. Da questa tradizione nasce anche la “zampetta“, che è il contenitore per la parte di vino che spettava, oltre al compenso in denaro, al carrettiere che trasportava il vino dai Castelli Romani alle trattorie della Capitale.
Sul carro trainato dal cavallo c’erano i barili in legno, ma per il carrettiere c’era questo otre realizzato con la pelle di una zampa di pecora da riempire per il viaggio.
L’evoluzione dei materiali
Torniamo a noi, ovvero alle scoperte in Georgia e Asia minore di contenitori in coccio a forma di anfora per la conservazione del vino datate, appunto, millenni fa. Si passò poi, per comodità di trasporto, alle botti di legno realizzate con singole doghe allacciate tra loro. Quaranta anni fa spopolavano i serbatoi in vetroresina che stavano soppiantando, per leggerezza e funzionalità, il cemento che aveva invaso le cantine di tutto il mondo.

contenitori vetroresina

Serbatoio in vetroresina

La tecnologia evolveva velocemente, si arrivò così all’acciaio, facile da pulire e modellabile in contenitori di tutte le dimensioni senza problemi, capace di chiudere ermeticamente grazie alle guarnizioni di gomma e neutro.
Gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso però portarono al recupero e all’eccessivo protagonismo del legno, con le barrique di rovere francese che modellarono il gusto di tutti i vini di successo secondo il binomio “morbidezza e vaniglia“.
Ritorno alle origini
Bene, rinsaviti dall’eccessivo uso del legno, i produttori si sono rivolti nuovamente all’acciaio, prima di affrontare la rivoluzione degli ultimi anni,

Serbatoio di vinificazione in cemento

Serbatoio di vinificazione in cemento

che ha visto tornare in auge il cemento, le anfore e il coccio-pesto. Naturalezza, espressioni originali sia a livello olfattivo sia a livello gustativo: sono diverse le motivazioni con le quali in molti stanno sperimentando queste “nuove” soluzioni.

Come sempre c’entra anche la moda, ma ci sono in corso anche studi molto seri sulle specificità di una conservazione in contenitori di un materiale piuttosto che in un altro. Rimane il concetto, già espresso in altre occasioni, che per il consumatore l’obiettivo da tenere presente rimane la qualità del vino che si ritrova nel bicchiere. Solo successivamente si possono fare scelte legate, magari, all’affinamento in coccio-pesto scelto dal produttore.