
Parte oggi, in occasione della Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare, la fase pilota del progetto Family Bag, evoluzione, esteticamente curata, della vecchia doggy bag. I nuovi contenitori di design, realizzati con i materiali di imballaggio (acciaio, alluminio, carta, legno e plastica), saranno a disposizione dei ristoratori e puntano a rivoluzionare le abitudini degli italiani al ristorante, minimizzando gli sprechi alimentari.
L’iniziativa coinvolge, in questa prima fase, 100 ristoratori in Provincia di Padova ed è promossa dal ministero dell’Ambiente in collaborazione con Unioncamere Veneto e il sistema Conai-Consorzi di Filiera. Presso il circuito di ristoratori aderenti, i clienti potranno richiedere una Family Bag per trasportare le pietanze avanzate, adottando un comportamento anti-spreco e, allo stesso tempo, ricevendo un contenitore dall’estetica curata.
Dopo l’avvio pilota in Veneto, il progetto sarà gradualmente esteso ad altri territori e regioni italiane. La Family Bag contribuirà al contenimento dei costi ambientali associati allo spreco alimentare, quantificati in 250.000 miliardi di litri d’acqua, nell’utilizzo di 1,4 miliardi di ettari di terra coltivabile e nell’emissione in atmosfera di 3,3 miliardi di tonnellate di Co2.
Italiani attenti al packaging
D’altra parte, l’inchiesta dell’Osservatorio nazionale Waste Watcher 2016 (Last Minute Market / Swg), promossa con l’Istituto Italiano Imballaggio, ha fatto emergere che l’85% dei consumatori è consapevole dell’importanza dell’imballaggio rispetto alla conservazione o deperibilità del prodotto, per il 64% il packaging è addirittura “indispensabile” e il 93% dichiara di scegliere il pack sulla base della sua funzionalità oppure della possibilità di riutilizzo (90%). Ma c’è di più: il 56% dei consumatori (più di un italiano su 2) ha dichiarato di essere disposto a ”pagare qualcosa di più per avere imballaggi che aumentino la probabilità di utilizzo del prodotto, riducendone di conseguenza lo spreco.
Waste Watcher ha monitorato che le confezioni si preferiscono piccole (64%) per prevenire lo spreco
che infatti colpisce in prevalenza le confezioni grandi aperte da tempo (62%). Plebiscitaria, poi, l’attenzione alla data di scadenza nelle etichette (91%), per le quali si richiedono informazioni chiare e dettagliate (ingredienti, provenienza, tracciabilità).
Quanto costa sprecare
Lo spreco alimentare sul pianeta costa ogni anno 1.000 miliardi di dollari. Una cifra vertiginosa, che sale a 2.600 miliardi se si considerano i costi “nascosti” legati all’acqua e all’impatto ambientale. Per restringere il campo all’Unione Europea, ogni anno si gettano 90 milioni di tonnellate di cibo e ogni giorno si sprecano 720 Kcal di cibo a persona.
E in casa nostra? In Italia, lo spreco di cibo domestico, dalla dispensa di casa al frigorifero, dai fornelli al bidone della spazzatura, vale complessivamente 8,4 miliardi di euro all’anno, ovvero 6,7 euro settimanali a famiglia per 650 grammi circa di cibo sprecato (Rapporto Waste Watcher 2015).
E quanti rifiuti produce lo spreco domestico in Italia, e in Europa? Nel nostro Paese si parla di 30 milioni di tonnellate: 1/7 circa di quanto avviene nell’insieme dei Paesi Ue. E proprio in occasione della terza Giornata nazionale di prevenzione dello spreco che si celebra oggi, il 5 febbraio, Last Minute Market annuncia l’avvio della sesta edizione della campagna europea di sensibilizzazione ”Spreco zero. Un anno contro lo spreco”.
Spreco zero 2016
Presentata a Roma in occasione della manifestazione ”Alimentare la salute” promossa dalla Fondazione Enpam, la campagna Spreco zero 2016 si focalizza sulla conservazione del cibo come misura essenziale di prevenzione.
“Studiare meglio le cause e i comportamenti dei consumatori è il primo passo per garantire policies adeguate di prevenzione dello spreco – spiega il fondatore di Last Minute Market , Andrea Segrè, presidente del Comitato tecnico-scientifico per il piano nazionale di prevenzione dei rifiuti – Per questo la campagna Spreco Zero andrà quest’anno alla radice dello spreco domestico, che incide in misura rilevante sul fenomeno fino allo 0,5% del Pil italiano”.
Diari di famiglia
Il 2016 sarà anche l’anno del monitoraggio dei “Diari di famiglia“: rilevazioni scrupolosamente annotate da famiglie campione, che indicheranno con precisione la misura quali-quantitativa dello spreco a ogni pasto e spiegheranno come il cibo gettato viene di volta in volta smaltito.
Un’indagine che avrà una validazione scientifica dell’Università di Bologna – Distal e che, sulla base dei primi pilote test avviati nel 2015, permette già di affermare che lo spreco di cibo domestico reale è circa il 50% superiore a quello percepito e dichiarato nei sondaggi. Ne deriva che gli italiani, a livello domestico, sprecano effettivamente circa 13 miliardi di euro ogni anno.