
di Stefano Sequino
In Molise, il 21 maggio scorso, la Giornata nazionale della cultura del vino e dell’olio (leggi qui) si è svolta nel Parco storico agricolo dell’olivo di Venafro, la prima area protetta dedicata all’olivo, già conosciuta dai Romani per il suo pregiato olio.
Percorsi tracciati che silenziosamente si snodano tra gli olivi secolari sulle pendici di Monte Corno e Santa Croce, spesso terrazzati, inerbiti e testimoni di storia antica, reperti archeologici, fortificazioni sannitiche e mura ciclopiche che risalgono al II secolo a.C.: è questo il Parco dell’olivo di Venafro, che si estende per 550 ettari di oliveti secolari, un modello (probabilmente unico nel suo genere) di sviluppo integrato tra l’olivicoltura tradizionale, il suo valore storico-culturale e la necessità di conservare e tutelare l’ambiente e il paesaggio rurale, intimamente legato all’olivo.
Un luogo testimone di riconoscimenti e splendori legati all’olivicoltura tradizionale e alla produzione di olio d’oliva di eccellente qualità, tanto che i Romani ritenevano l’olio della zona il più pregiato del mondo antico.
Una storia antica
“Quale olio potrei paragonare con quello di Venafro?”, proclamava Marco Terenzio Varrone (De re rustica libro 3, 1,2), letterato, scrittore e militare romano che visse dal 116 a.C. al 27 a.C.. Nessun altro luogo coltivato ad olivo può probabilmente vantare simili tradizioni e citazioni letterarie, tra le quali quelle di Catone (De Agricoltura), Orazio (Odes et Epodes) e Plinio (Naturalis Historia) che hanno citato nelle loro opere gli olivi e l’olio di Venafro.
Un olio celebrato nei tempi antichi tanto che anche Plinio il Vecchio affermava che “il primato sopra tutto l’orbe, maggiormente nell’agro venafrano, e in quella contrada che produce l’olio liciniano, dal quale specialmente ha tratto tanta rinomanza l’uliva liciniana” (De Oleo, vol. II, XV,1,8, p.513).
Patrimonio di biodiversità
L’oliva liciniana, citata da Plinio il Vecchio (da Licinio, il romano che per primo la scoprì) anche detta Aurina, per il colore giallo aureo dell’olio, caratterizza l’area olivicola di Venafro e da sola occupa circa il 40% degli oliveti. Una cultivar antica che si accompagna alla varietà Rossuola (o Rosciola di Venafro, così chiamata perché rimane rossastra anche a maturazione), la Rotondella, la Pallante e l’Olivastro dritto, dal portamento maestoso, accompagnata da varietà, come la Frantoiana, il Leccino ed il Pendolino che caratterizzano invece anche altre zone olivetate.
Un ricco e prezioso patrimonio di biodiversità e cultivar antiche, scampate alla loro scomparsa anche perché coltivate in situ nell’area protetta, anche grazie ad un progetto, promosso dall’Ente Parco, che prevede la propagazione da piante madri selezionate per l’ottenimento di olivi poi distribuiti ai richiedenti per incoraggiarne la coltivazione sul territorio dell’area protetta.
La tutela del Parco
L’Ente Parco, presieduto da Emilio Pesino, è nato con legge regionale nel 2008 e da allora ha proceduto nell’opera di tutela e di promozione dell’area protetta. Sono tante le iniziative di promozione di marketing del territorio, le collaborazioni con gli enti locali ed i progetti di educazione ambientale con le scuole per sensibilizzare e promuovere la conoscenza del valore storico e paesaggistico degli olivi secolari, dell’area protetta e dell’olio extravergine di oliva che ne deriva.
Tra le finalità del Parco, tra l’altro, anche quella di valorizzare e promuovere l’olio di Venafro, cercando di riqualificare e recuperare il paesaggio storico-agricolo del Parco. Un lavoro prezioso, anche considerando che, si legge nella home page del sito internet dell’Ente Parco, il Parco “è anche occasione di riscatto per un territorio penalizzato negli ultimi decenni dall’incuria e dall’abbandono, a dispetto delle sue qualità paesaggistiche, naturalistiche e storiche”.
Una storia che in ogni caso racconta produzioni olearie d’eccellenza ma anche una tradizione millenaria della cultura degli olivi monumentali, patrimonio di inestimabile valore anche dal punto di vista ambientale, paesaggistico e sociale.