Il formaggio si fa con il latte. Nonostante l’Ue

Le esportazioni di formaggi e latticini italiani all’estero sono aumentate del 9 per cento per effetto della reputazione di alta qualità conquistata a livello internazionale. Ma questo successo è messo a rischio dalla apertura all’uso di latte in polvere minacciata di recente dall’Unione Europa.

 

Manifestazione produttori

Manifestazione produttori latte
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Per questo motivo, diversi soggetti sociali, imprenditoriali e istituzionali si sono attivati in queste settimane in difesa del Made in Italy per impedire il via libera in Italia al formaggio e allo yogurt senza latte. Una scelta sconclusionata che danneggia e inganna i consumatori e mette a rischio un patrimonio gastronomico custodito da generazioni, con effetti sul piano economico, occupazionale ed ambientale.

Il settore caseario rappresenta la voce più importante dell’agroalimentare italiano con un valore di 28 miliardi di euro (con quasi 180 mila occupati nell’intera filiera) e che svolge anche un ruolo insostituibile di presidio del territorio, nel quale la manutenzione è assicurata proprio dal lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali al pascolo.

In Italia – precisa Coldiretti – sopravvivono appena 35mila stalle che hanno prodotto nel 2014 circa 110 milioni di quintali di latte mentre sono circa 86 milioni di quintali le importazioni di latte equivalente.

Il via libera alla polvere di latte significherebbe più dipendenza dall’estero con la chiusura delle stalle, la perdita di posti di lavoro, l’abbandono delle montagne dove il formaggio si fa con il latte vero, la scomparsa di migliaia di mucche, un elevato consumo di acqua per la re-idratazione del latte in polvere.

La petizione lanciata nelle scorse settimane dalla Coldiretti chiede l’impegno del Governo e del Parlamento per garantire la norma vigente sul divieto di detenzione e utilizzo della polvere di latte. Gli obiettivi sono due: tutelare i cittadini, garantendone la massima consapevolezza e difendere la distintività e l’eccellenza del vero made in Italy agroalimentare di cui il settore lattiero-caseario rappresenta una componente strategica in termini economici e di reputazione dell’Italia nel mondo.

Anche Slow Food è scesa in campo per difendere la legge 138 dell’11 aprile 1974 con una petizione sul sito web Change.org una petizione dal titolo “Il formaggio si fa con il latte! Firma per dire no all’uso del latte in polvere”.

Dopo queste mobilitazioni in Italia, la Commissione europea ha concesso una proroga fino al 29 settembre 2015 sulla richiesta all’Italia di porre fine al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari previsto storicamente dalla legge nazionale.

Il via libera alla polvere di latte metterebbe a rischio 487 formaggi tradizionali censiti dalle Regioni italiane ottenuti secondo metodi mantenuti inalterati nel tempo da generazioni, ma omologa e abbassa anche la qualità del Made in Italy e fa aumentare il rischio frodi.