Il cibo secondo la pop art

Il cibo ha sempre avuto un ruolo fondamentale nell’arte. Fino all’esplosione pop della cultura contemporanea.

Nell’arte contemporanea il cibo ha iniziato ad assumere un ruolo diverso e a essere usato non più come tale, ma come qualcos’altro.

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Salvador Dalì – Buste de femme – retrospective 1933 New York Moma

Così il Busto di Donna, retrospettiva di Salvador Dalì (1933, New York, MoMA), ha come copricapo una baguette e come capelli delle pannocchie, mentre René Magritte sconvolge tutte le nostre certezze dicendoci che non sempre una mela disegnata è semplicemente una mela (Ceci n’est pas Une Pomme, 1964, collezione privata).

 

 

 

 

 

 

 

 

Con Andy Warhol nasce il pop food

Tra tutti i movimenti artistici, la Pop Art – letteralmente “arte popolare” – è di certo quello che ha dedicato un posto di riguardo al cibo.

Non esiste artista pop che non abbia realizzato almeno un’opera il cui protagonista sia un alimento. Andy Warhol  ha creato una serie di litografie (Milano, Fondazione Mazzotta) che hanno per soggetto alcuni dolci più o meno inventati, con fantasiose ricette per riprodurli, mentre Tom Wesselmann  ha inserito un po’ ovunque nei suoi quadri prodotti di grandi marchi americani, veri status symbol della società americana anni Sessanta (e non solo).

E così in Still Life #30 (1963, New York, MoMA) fanno bella mostra di sé tutti gli alimenti che si possono trovare nella dispensa e nel frigorifero della famiglia perfetta della società consumistica (yogurt, frutta in scatola, cereali da colazione, pane da toast, pancakes…).

Alcuni oggetti sono dipinti, altri sono stati ritagliati dalla pubblicità e poi incollati sulla superficie pittorica, ma non fa differenza perché tutto è trattato nella stessa maniera, in modo piatto e artificioso, quasi banale, alla stregua di un advertising.

 

Claes Oldenburg, il gastronomo della Pop Art

Il vero gastronomo della Pop Art rimane però Claes Oldenburg, con le sue sculture molli di vinile imbottito che riproducono cibi di largo consumo, come gelati, hamburger, patatine fritte e torte. Il suo cibo però non ha un aspetto gradevole e colorato, come le torte di Wayne Thiebaud ad esempio, ma mostra sempre un lato inquietante, che allontana qualsiasi desiderio di mangiarlo. È così in Floor Cake (1962, New York, MoMA), una gigantesca fetta di torta gettata sul pavimento, ma anche nel Dropped Cone di Colonia (2001), dove il cono gelato è conficcato nello spigolo di un palazzo, come se fosse appena caduto di mano ad un bambino mastodontico.

Fonti
http://www.fineartsmag.com/
http://concorso2013.arteperpassione.it/news/pop-food-il-cibo-visto-dagli-artisti-della-pop-art/