
Oggi, 16 ottobre, è la Giornata Mondiale dell’Alimentazione (World Food Day).
La FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), nello State of Food and Agriculture 2019, pubblicato due giorni fa, ricorda che “Fame Zero non significa soltanto combattere la fame, ma nutrire, nel senso più profondo.
Cibi che fanno scoprire un luogo e la sua cultura, cibi che avvicinano le persone, cibi che abbattono i muri e attraversano i mari, cibi che rasserenano, cibi che in ogni caso emozionano. E proprio questo sentimento è la vera ricetta contro il “fake food”, cibo falso, corrotto, pericoloso quanto le fake news che attanagliano il mondo dell’informazione.

Srinagar, Kashmir, 1996 ©Steve McCurry
Il nutrimento, così inteso, è al centro di una mostra che sa di etica e di passione, di viaggi e di conoscenza, ospitata dai Musei San Domenico di Forlì: “Cibo. Steve McCurry”. 80 scatti, inediti a livello mondiale e mai stampati prima d’ora, in cui il cibo è elemento universale e fonte di vita che ci rende così uguali eppure così diversi, di Paese in Paese.
Steve McCurry è uno dei ritrattisti contemporanei più celebri torna in Italia con racconta storie intrise di una commovente solitudine e di una povertà che si fa condivisione.
“Cibo” è un giro del mondo intorno ai modi di produrre, trasformare e consumare pietanze nelle varie culture, un fotoracconto che è un viaggio attraverso i popoli, un ponte di conoscenza e di condivisione tramite le sue variegate rappresentazioni. Immagini che raccontano come il cibo sia diventato da mera fonte di nutrimento una vera e propria forma d’arte e di identità culturale, identità che queste immagini mettono in luce e che diventa soggetto dell’intera mostra.
Le 80 fotografie in mostra appartengono al patrimonio artistico di Steve McCurry, prodotte nei suoi numerosi viaggi tra America Latina, Asia ed Europa nel corso della sua quarantennale carriera, immagini inedite, per larghissima parte mai esposte e mai stampate prima.

Mauritania ©Steve McCurry
Ideato da Peter Bottazzi, il progetto scenico della mostra si sviluppa in cinque sezioni.
La prima introduce al ciclo di vita del cibo, mentre protagonista della seconda sezione è il pane, alimento primario, umile e povero ma così ricco di storia da costituire un linguaggio universale. La terza sezione è dedicata alla produzione del cibo, frutto di lavoro nei campi, nelle piantagioni e in mare. Nella quarta sezione il cibo viene trasformato in base alla cultura e al popolo che se ne serve e lo fa proprio, mentre nella quinta sezione il cibo diventa elemento di coesione e unità, la sua consumazione si fa condivisione senza sprechi, valore centrale della vita di ciascuno.
La mostra, visitabile fino al 6 gennaio 2020, diventa così espressione di una società universale, spunto di riflessioni su temi attuali quali lo spreco, la sovrapproduzione, la povertà, la fame. Il cibo protagonista di questi scatti racconta la cultura nella quale viene prodotto e consumato, elemento intrinseco della propria identità.