Il “Cibus” del futuro si decide a Parma

A Parma, città creativa per la gastronomia dell’Unesco, dal 9 maggio fino a domani, 12 maggio, va in scena Cibus, il Salone internazionale dell’alimentazione nel quartiere fieristico della città emiliana. E i  numeri sono da record: 3 mila espositori su un’area di 130mila metri quadri, 70mila visitatori attesi, di cui 15mila dall’estero. Arriveranno 2 mila top buyer da ogni continente, grazie alla collaborazione con ICE Agenzia e ad un investimento complessivo di oltre 3 milioni di euro, grazie anche all`importante contributo da parte del Governo – attraverso il Ministero dello Sviluppo Economico – nel quadro di programma promozionale del Made in Italy agroalimentare “The Extraordinary Italian Taste”.

“La sfida per i prossimi anni è trasformare Cibus in una piattaforma permanente per la promozione all’estero a disposizione del food Made in Italy e delle istituzioni. Con le 3mila aziende espositrici, tutte espressione del Made in Italy alimentare, daremo al mondo una rappresentazione straordinaria del nostro patrimonio di competenze lungo tutte le filiere”, ha dichiarato all’inaugurazione Antonio Cellie, Ceo di Fiere di Parma dove si svolge il Salone.

 

Il cibo del futuro

In concomitanza con l’evento fieristico si è tenuto, il 9 e il 10 maggio, il “World Food Research and Innovation Forumprogetto su ricerca e innovazione in ambito alimentare, iniziato nel 2014 attraverso un percorso di eventi internazionali e culminato nella conferenza dello scorso settembre a Expo Milano, a cui partecipano istituzioni come World Bank, Fao, Efsa e Commissione europea e imprese alimentari di livello internazionale.

Innovazione, ricerca e sostenibilità sono infatti gli strumenti del cambiamento dell’alimentazione in uno scenario mondiale che, secondo l’ultimo rapporto SOFI dell’Onu, ha visto scendere il numero delle persone che soffrono la fame nel mondo a 795 milioni, 216 milioni in meno rispetto al biennio 1990-92, vale a dire circa una persona su nove. Eventi meteorologici estremi, calamità naturali, instabilità politica e conflitti civili ostacolano questo processo tanto che circa una persona su cinque che soffre la fame vive in ambienti di crisi.

In questo contesto vanno letti anche i dati dello spreco alimentare: sul pianeta un terzo della produzione di cibo destinata al consumo umano si perde o si spreca lungo la filiera alimentare, circa il 24% misurando in calorie, secondo il World Resources Institute. Il valore economico del cibo sprecato a livello globale si aggira intorno ai 1.000 miliardi di dollari all’anno, ma sale a circa 2.600 miliardi di dollari se si considerano alcuni dei costi “nascosti” legati all’acqua e all’impatto ambientale.

L’obiettivo del Forum, dunque, in cui si confrontano quanti sono impegnati nella ricerca e sicurezza alimentare è creare una piattaforma permanente di esperti internazionali chiamati ad elaborare strategie globali di sviluppo del settore agroalimentare. Una sfida importante che riguarda tutti.

 

Innovazione: unica chiave contro la crisi

Anche l’assemblea annuale di Federalimentare si svolge in concomitanza del Salone: “Non c’è Paese all’estero che non voglia il nostro modello e i nostri prodotti, quel binomio ormai entrato nell’accezione comune di Made in Italy e di Made with Italy […] ha ricordato il presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia. Che tuttavia ha sottolineato come i consumi interni si siano “confermati come il parametro peggiore del panorama alimentare”: “Al calo dei consumi si reagisce anche innovando i processi – ha esortato il presidente di Federalimentare – le vendite online stanno crescendo in modo esponenziale, soprattutto fra i giovani e nei segmenti più dinamici della popolazione, mentre l’online viene utilizzato sempre più come strumento di ricerca di informazioni”.

 

Svolta green secondo analisi Coldiretti

Dall’aumento del 50% degli acquisti di alimenti senza glutine all’incremento del 20% di quelli biologici senza l’uso della chimica fino al boom dei consumatori che chiedono la garanzia ”Ogm free” e agli oltre 15 milioni di italiani che cercano prodotti a chilometri zero: è svolta green degli italiani a tavola, nel 2015, per effetto di un deciso orientamento a fare scelte guidate, oltre che dal prezzo, anche da attributi di salubrità e naturalità dei prodotti.

È quanto emerge da una analisi di Coldiretti presentata in occasione di Cibus. Un exploit da ricondurre – sottolinea la Coldiretti – all’attenzione per il benessere, la forma fisica e la salute, oltre che la crescente diffusione di intolleranze alimentari. Una tendenza in forte ascesa nonostante il sovraprezzo poichè – precisa Coldiretti – il 70% degli italiani è disposto a pagare di più un alimento del tutto naturale, il 65% per uno che garantisce l’assenza di Ogm, il 62% per un prodotto bio e il 60% per uno senza coloranti, secondo l’ultimo rapporto Coop.

 

Uno su cinque è Doc!

Svolta verso la qualità, che riguarda anche i consumatori di Made in Italy alimentare all’estero con circa un prodotto alimentare italiano esportato su cinque che – sottolinea la Coldiretti – è ”Doc”. Il valore delle esportazioni realizzato grazie a specialità a denominazione di origine, dai vini ai formaggi, dalle conserve all’olio fino ai salumi, rappresenta il 21% del totale.

Questi prodotti sono stati determinanti nel consentire all’Italia di raggiungere nel 2015 il record storico delle esportazioni agroalimentari di 36,8 miliardi, un valore che è praticamente raddoppiato negli ultimi dieci anni (+74%). A trainare – sottolinea la Coldiretti – è soprattutto il vino che fa registrare un aumento dell’80 per cento nel decennio per raggiungere nel 2015 un valore delle esportazioni di 5,4 miliardi che lo colloca al primo posto tra i prodotti della tavola Made in Italy all’estero.