
Nel solco della promozione della cultura territoriale, l’azienda agricola Il Gelso, nelle sue diverse articolazioni della Masseria Mazzei e della linea di trasformazione aziendale con marchio Naturaliter, promuove la prima Festa della Mietitura, il 30 giugno e il 1 luglio.
L’evento nasce con il Patrocinio dell’Amministrazione comunale e vede la collaborazione dell’Istituto agrario cittadino, di Campagna Amica (Coldiretti), della locale condotta di Slow food e di associazioni culturali, sociali e artistiche rossanesi.
Da qualche anno l’azienda agricola, nei suoi campi interamente biologici, ha destinato una significativa porzione al recupero dei grani di qualità, grani italiani, meridionali, e di origini antiche. Nel rispetto degli equilibri naturali del terreno, del biologico, sugli ettari di seminativi ruotano i cereali e i legumi – ceci, in particolare – in tal modo garantendo al sottosuolo un continuo arricchimento dinamico, e non da concimi chimici.
Il grano scelto, convintamente da anni, è il Saragolla, nome meno altisonante di altri che hanno maggiormente conquistato i mercati, ma dalle qualità eccellenti. Importato in Italia dal V sec. d.c., appartiene all’antichissima famiglia del khorasan, per secoli coltivato anche in Egitto e per questo noto come “grano del Faraone”.
È interessante sapere che da questa stessa famiglia deriva quello che sul mercato viene indicato come Kamut, nome in realtà non scientifico, ma ispirato proprio ad un geroglifico e inventato da un’azienda statunitense che dagli anni ’90 ha portato avanti un’abilissima campagna di marketing.
Tanto il Saragolla quanto quel grano ormai noto sul mercato come Kamut appartengono, quindi, all’antica varietà del khorasan, con nome scientifico Triticum turgidum ssp. durum.
Il termine “saragolla” è di matrice balcanica, perché furono le popolazioni di quest’area che lo importarono in Italia nel 400 d.C.; il significato è “chicco giallo”. È, infatti, questo il colore tipico di questo grano, peraltro di grande durata e, rispetto ad altri grani duri, con un più alto contenuto di proteine, sali minerali, selenio e beta carotene, eccellenti antiossidanti. Come gli altri derivati della famiglia khorasan, è nutriente, salutare e altamente digeribile. Sebbene non sia privo di glutine, e quindi non sia adatto ai celiaci, tuttavia, la bassa quantità di questo elemento lo rende particolarmente apprezzato dagli intolleranti ai prodotti del grano comune.
I primi anni gli autotreni venivano sul campo a caricare il frutto raccolto sotto la trebbia, quando forse ancora non era sufficientemente matura la consapevolezza della qualità del prodotto e della necessità di tutelarlo e valorizzarlo. Poi si è cominciato a mettere in fila i tasselli per completare la filiera.
E il grano è diventato farina. Semola, in particolare: una semola dalla consistenza granulosa e dal colorito giallo intenso, ideale per preparare un’ottima pasta, dalla superficie ruvida e porosa; una semola rimacinata dalla grana fine, ideale per ottenere un ottimo pane, caratterizzato da una mollica gialla e da una crosta scura che si mantiene soffice per più giorni; ottima anche per dolci e altri prodotti da forno; e una semola integrale, ottenuta dalla macinazione a pietra, ricca di fibre e sali minerali, ideale per ottenere un tipico pane casareccio, ma anche della buona pasta, dolci e prodotti da forno.
Oggi, al Saragolla, l’azienda ha anche unito il grano Cappelli, o Senatore Cappelli, come viene anche detto; cultivar di grano duro meno antica, in quanto ottenuta agli inizi del ‘900, attraverso selezione genetica da grani di origine nordafricani, presso il Centro di Ricerca per la Cerealicoltura di Foggia dallo studioso Nazareno Stampelli, e dedicata nel nome al marchese abbruzzese Raffaele Cappelli, che, nel suo ruolo di Senatore del Regno di Italia, aveva dato avvio alla modernizzazione agraria in Puglia e sostenuto questa ricerca scientifica. Il grano Cappelli era stato selezionato per arrivare a delle condizioni di alta resistenza ai terreni e ai climi dell’Italia meridionale e delle isole, dove infatti ha spopolato fino a tutta la metà del secolo. Dalle tipiche spighe alte fino a 1,80 mt che rendevano la mietitura una vera e propria lotta tra l’uomo e la pianta, è un grano duro rustico e dalle eccellenti qualità proteiche e nutritive, tanto da essere definito la carne dei poveri.
L’azienda si trova nella città, oggi unificata, di Corigliano Rossano, terra dove la coltivazione del grano, con i suoi annessi, ha rappresentato una delle matrici identitarie più caratteristiche del territorio insieme agli storici mulini ad acqua che lungo il corso dei suoi torrenti costituivano dei veri e propri percorsi.